Caso Cucchi, nelle telefonate dei Carabinieri i nuovi depistaggi

«Se uno di noi è in difficoltà lo dobbiamo aiutare. Bisogna avere spirito di corpo». Sono agli atti nuove intercettazioni dalle quali emergerebbe un presunto nuovo tentativo di depistaggio e pressione da parte dei vertici dell’Arma

«Se uno di noi è in difficoltà lo dobbiamo aiutare. Bisogna avere spirito di corpo». Queste le parole che avrebbe pronunciato il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, Vincenzo Pascale, in una conversazione con il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Iorio. Parole che Iorio aveva il compito di riferire al collega Ciro Grimaldi che, di lì a poco, nel novembre scorso, sarebbe stato ascoltato nel processo Cucchi.


La conversazione telefonica – dalla quale emergerebbe un presunto nuovo tentativo di pressione da parte dei vertici dell'Arma – è stata intercettata il 6 novembre e poi trascritta in una nota della Squadra mobile di Roma del 17 gennaio. Dunque, risulta ora depositata agli atti del processo.


Non solo. Il 18 dicembre scorso, è stato chiamato a deporre – in quanto persona informata sui fatti – il maresciallo Davide Antonio Speranza, in servizio alla stazione dei carabinieri Quadraro di Roma all’epoca della morte di Stefano Cucchi, Speranza ha riferito di una nota di servizio da lui redatta dopo il decesso di Cucchi in cui si parla del fermo del geometra romano.

Ma poi, nel corso della sua deposizione, ha raccontato della stesura di una seconda nota, dietro indicazione del maresciallo Mandolini, uno degli imputati per calunnia e falso nel processo Cucchi: «Mandolini – spiega Speranza – quando lesse la nota disse che non andava bene e che avrei dovuto cestinarla perché avremmo dovuto redigerne una seconda in sostituzione della prima».

Caso Cucchi, nelle telefonate dei Carabinieri i nuovi depistaggi foto 1

E dunque il militare ha raccontato di avere riscritto la nota sul fermo sotto dettatura del maresciallo Mandolini: «Il contenuto di tale annotazione – ha detto Speranza – fu dettato da Mandolini e lo scrissi io, alla presenza anche di Nicolardi, quindi la stampammo e la firmammo a nostro nome». E poi il commento: «Ripensandoci a posteriori – ha ammesso il militare- all’epoca peccai di ingenuità perché mi fidai di Mandolini e Nicolardi che erano più anziani e avevano più esperienza di me».

Quanto al primo rapporto, il maresciallo Speranza ha riconosciuto: «Non capivo il motivo per cui avrei dovuto farlo sparire». In quel documento il militare aveva annotato che «Cucchi era in stato di escandescenza». Mentre nel secondo, questa dicitura scompare e si legge: «È doveroso rappresentare che, durante l’accompagnamento, non lamentava nessun malore né faceva alcuna rimostranza in merito».

A conclusione di questo iter documentale, la nota di servizio di Speranza conclude con la scritta «Bravi», tracciata a mano nello spazio riservato alle note dei superiori. Il maresciallo nella sua deposizione ha commentato la vicenda: «Non so dirvi per quale ragione, nella parte dell’ordine di servizio dedicata alle annotazioni dei superiori è scritto "Bravi" considerato che avevamo fatto una mera azione di routine e che nel momento in cui l’ordine di servizio fu redatto Cucchi era già morto».

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In serata, il commento di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, affidato a un post sul suo profilo Facebook: «Depistaggi nel 2009, depistaggi nel 2015, depistaggi oggi – Scrive -.
Continuiamo a sostenere di aver fiducia nelle istituzioni, a tentare di distinguere ruoli e comportamenti. Confesso che talvolta mi sento una cretina».

"Ha detto il comandante che dobbiamo aiutare i colleghi in difficoltà, che dovete avere lo spirito di corpo, che dovete…

Posted by Ilaria Cucchi on Monday, January 21, 2019