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«Ikigai» e altre parole giapponesi per vivere meglio

28 Gennaio 2019 - 15:38 Maria Pia Mazza
Secondo Mari Fujimoto, direttrice della cattedra di Studi Giapponesi al Queens College di New York, l'uso delle parole può influenzare il modo di vivere delle persone

Mari Fujimoto, direttrice della scuola di Studi Giapponesi al Queens College di New York, ha realizzato un libro in cui traduce 43 parole nipponiche in inglese, introducendo concetti che possono aiutare la civiltà occidentale a vedere il mondo in un altro modo, convinta che il modo di usare le parole possa influenzare la vita stessa. L'ikigai è uno dei concetti più conosciuti, e nasce dall'incontro di diversi aspetti della vita quotidiana, come la professione, la vocazione, passione e missione; il termine è l'equivalente dell'italiano "ragione di vita", "ragion d'essere", "motivo per cui alzarsi al mattino".

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«In Occidente tendiamo a rincorrere la perfezione, e pensiamo di dover cercare di essere sempre perfetti, sentiamo di dover fare tutto il possibile per soddisfare le aspettative degli altri. Pensando al modo in cui erano i miei nonni, e al modo tradizionale della vita giapponese, ho pensato che potevamo fermarci a guardarci intorno e accettare le cose che normalmente non apprezziamo, come invecchiare», dice la docente in un’intervista rilasciata a Bbc Culture. Il libro della Fujimoto è suddiviso in 7 capitoli, ciascuno dei quali è introdotto da un haiku di Matsuo Basho: armonia, bellezza, natura, mindfulness (ossia l’attenzione rivolta al qui e ora, al presente, ma sospendendone il giudizio), gratitudine, tempo e rispetto. Nella lingua giapponese è presente il termine wabi-sabi (侘寂) che significa bellezza imperfetta, non duratura e incompleta, così come imperfetta è la natura incontaminata o la semplicità rustica, lontano dall’eleganza ostentata.

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«Tendiamo a essere attratti da quelle qualità positive, mentre le qualità opposte – come la bruttezza, l'imperfezione, l'età e la morte – sono considerate di cattivo gusto nel mondo occidentale. L'estetica tradizionale giapponese è, al contrario, fondata sull'innegabile verità della natura; tutto in natura è transitorio; nulla dura e nulla è perfetto. C'è una bellezza in tutti i vari spettri della vita, dalla nascita alla morte, dall'imperfezione alla perfezione, dalla bruttezza all'eleganza», continua l'autrice. In quest'ottica si inseriscono alcune parole-concetto presenti nel libro e arricchite con foto in bianco e nero, qui invece riprodotte con alcuni pattern grafici da Javier Hirschfeld, photo-editor della testata britannica.

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Mugon-no gyō è una pratica meditativa da svolgersi in assoluto silenzio che costringe la persona a riflettere prima di fare qualcosa: si tratta infatti di agire e non di reagire agli impulsi che provengono dal mondo esterno e dalle persone che ci circondano, per favorire invece una risposta misurata e composta.

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Fukinsei è una parola che indica la bellezza nell'asimmetria. Malgrado la proporzione perfetta rappresenti idealmente la perfezione, essa è in realtà estranea all'esperienza umana, oltre a essere raramente presente in natura. Essendo un artificio umano, secondo il pensiero giapponese, è necessario accogliere e essere predisposti a possibilità alternative, ammettendo la possibilità del cambiamento, abbandonando – quando possibile – i preconcetti e talune gabbie mentali e di pensiero.

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Teinei è un atteggiamento di cortesia verso il prossimo, in cui ogni gesto viene eseguito con massima dedizione e precisione. Nella tradizione giapponese questo tipo di atteggiamento garbato e puntuale veicola implicitamente l'eccellenza nella condotta del singolo.

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Mono-no awareè una presa di coscienza elegante e sobria, ma malinconica, della caducità della bellezza. È la consapevolezza di aver assistito allo spettacolo della vita che, ovviamente, non può durare in eterno.

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Il concetto di Shōganai potrebbe essere paragonato al «Non ragioniam di lor, ma guarda e passa» dantesco, ma in questo caso sottintende che sia necessario imparare ad accettare le cose per quelle che sono, facendosi scivolare addosso i sentimenti negativi per andare avanti.

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Kodawari indica una mentalità e atteggiamento per cui, malgrado la consapevolezza di non vedere mai riconosciuto e apprezzato il proprio sforzo e impegno, si è comunque mossi da una sincera autodisciplina e passione che porta a un’attenta e scrupolosa attenzione ai dettagli.

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Yūgen è invece un concetto di interpretazione della bellezza che dovrebbe spingere l’individuo ad andare sempre oltre le proprie conoscenze e il rispetto a ciò che si vede e si percepisce.

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