Forse è ancora presto per dire addio alle batterie dei cellulari, ma l'idea di poter raccogliere energia dalle onde elettromagnetiche continua a essere sperimentata, come dimostra la recente ricerca pubblicata dagli scienziati del Mit
Il cellulare non fa altro che emettere e captare onde elettromagnetiche.Queste possono essere generatedalla corrente elettrica, ma si può anche eseguire il processo inverso. Lo facciamo già da tempo con le dinamo per la corrente alternata, attraversoquella che Faraday chiamò “induzione elettromagnetica”.
Allora perché non utilizzare le nostre conoscenze per caricare le batterie dei cellulari? Su Nature è stato pubblicato uno studio del Mit(Massachusettsinstitute of technology) capitanato da Tomas Palacios che mira proprio a realizzare dispositivi mobiliin grado di alimentarsi con il Wi-Fi.
Raccogliere energiagrazie alle "rectenne"
La terminologia corretta per definire i dispositivi che producono corrente continua è“rectenne”. L’idea non è nuova ed esistono già studi precedenti in merito. I ricercatori hanno messo a punto una rectenne in grado di raggiungere buona parte della banda radio -compresi i canali Wi-Fi -integrando uno strumento definito “raddrizzatore MoS2” ad una antenna flessibile per il Wi-Fi.Dai risultati è stata ottenuta una conversione di frequenza ben oltre i 10 gigahertz. Il sistema in futuro non dovrebbe limitarsi all’uso dei cellulari, potendo essere integrato con vari altri sistemi elettronici flessibili, l'antenna infatti è sottile e in pratica se ne possono produrre veri e propri rotoli; per non parlare delle applicazioni che si potrebbero avere nel campo della tecnologia indossabile.
Non una minaccia ma una opportunità
Questo genere di scoperte potrebbe forse aiutarci a mettere da parte un giorno vecchie paure sulle onde elettromagnetiche, prive di fondamento scientifico. Le onde elettromagnetichepotrebbero rivelarsi infatti una risorsa importante, anche nell’ottica della realizzazione di città sempre più “smart”, in grado di ottimizzare il consumo delleenergie rinnovabili per il vantaggio di tutti.
Nel giorno in cui il popolo venezuelano dovrebbe scendere in piazza per una protesta a sostegno del presidente autoproclamato Juan Guaidó, un’intervista a Nicolás Maduro fa riaprire lo spiraglio di una soluzione. La tempistica non è casuale e le parole del presidente eletto arrivano proprio nel tentativo di gettare acqua sul fuoco. Un volto, solo in apparenza, inedito emerge dall’intervista concessa all’agenzia russa Sputnik News: se da un lato Maduro, lontano dai suoi soliti toni perentori e autoritari, sembra aprire al dialogo con le opposizioni, dall’altro ribadisce le sue posizioni e il «No» a nuove elezioni presidenziali. Maduro si è detto pronto anche a dialogare con Donald Trump, nonostante sia sicuro che il presidente degli Stati Uniti «abbia ordinato la sua uccisione». «Sono certo che Trump abbia chiesto di uccidermi alla Colombia e si sia messo anche in contatto con la mafia colombiana per farmi fuori. Se dovesse succedermi qualcosa, il mondo deve sapere che il presidente statunitense e quello colombiano ne sono responsabili. Il mio destino è nelle mani di Dio, io prego tanto e ho fiducia nel nostro sistema di protezione».
Per quanto riguarda la crisi in Venezuela, Maduro si è detto pronto a sedersi «al tavolo con le opposizioni per il bene del Venezuela, per il suo futuro, per la pace nel nostro Paese», ha detto Maduro. Ma ha chiuso all’eventualità di nuove elezioni presidenziali. «Sono d’accordo con la necessità di nuove elezioni, ma parlamentari. Il rinnovo dell’Assemblea Nazionale avrebbe tutto il mio appoggio perché sarebbe l’occasione per creare un dibattito». Una dichiarazione ambigua che da un lato sembra aprire alla possibilità di trovare soluzioni condivise, ma dall’altro non rappresenta un passo indietro del presidente venezuelano. Dopo il voto del 2015 l’Assemblea Nazionale è controllata dall’opposizione di cui Juan Guaidó è Presidente. Non stupisce che Maduro voglia mischiare le carte del Parlamento.
«Le elezioni presidenziali si sono tenute meno di un anno fa, si è trattato di elezioni legittime e costituzionali», ha detto Maduro. E quando il giornalista russo gli ha fatto notare che però sono proprio le elezioni presidenziali quelle invocate a gran voce dai paesi dell’Unione europea, da gran parte dell’America latina e dagli Stati Uniti, Maduro ha risposto: «Sono tutti Paesi ossessionati da Donald Trump. Stiamo tornando al neocolonialismo, non è giusto che Paesi terzi interferiscano in questo modo negli affari interni di altre nazioni. La mia vittoria è legittima e non accetto ultimatum o minacce da nessuno. Chi vuole nuove elezioni presidenziali in Venezuela deve aspettare il 2025». Allo stesso tempo Maduro però si è detto aperto a un dialogo con Donald Trump che ha formalmente appoggiato Guiadó. «In tutti questi anni ho sempre cercato un dialogo con gli Stati Uniti. Ma il consigliere per la sicurezza John Bolton ha consigliato a Trump di non avere dialoghi con me. Io sono pronto a parlare con Trump, è lui che rifiuta un dialogo con me».
Mentre sul caso dell’appunto sul blocco note di Bolton, Maduro ha risposto: «Bolton ha fatto una buffonata, voleva che la nota venisse letta e il messaggio arrivasse al destinatario senza prendersi la responsabilità di un annuncio ufficiale. È stata una provocazione. Anche la Colombia ha dichiarato di non saperne nulla». Per quanto riguarda il suo principale avversario Juan Guaidó – contro il quale il Tribunale Supremo ha imposto restrizioni come il divieto di espatrio – Maduro ha affermato che per il momento il presidente dell’Assemblea Nazionale non verrà privato della sua libertà e non c’è un ordine di arresto, ipotesi circolata nelle scorse ore. «A mio avviso ha violato la Costituzione, ma sarà il Tribunale Supremo a prendere altri provvedimenti nei suoi confronti se lo riterrà necessario».
Poi Maduro ha inviato un video-messaggio agli Stati Uniti. «Mi appello al popolo statunitense per metterlo in guardia dalla campagna di guerra mediatica, di comunicazione psicologica che si vede nei media internazionali, in particolari nei mezzi di comunicazione degli Stati Uniti, contro il Venezuela. Si è preparata una campagna per giustificare un colpo di Stato in Venezuela che è stato preparato finanziato e supportato attivamente dall’amministrazione di Donald Trump. Come me tutta l’opinione pubblica lo sa. Si è portata avanti una campagna brutale di falsa immagine, di immagine distorta. Non credete a tutto quello che vi dicono i media televisivi, i mezzi di comunicazione degli Stati Uniti. Lo dico dal cuore. No a un Vietnam nel nostro Paese».