The Simicska of Buda, un graffito e una parolaccia: in Ungheria è partita la rivoluzione contro Orbán

Open ha intervistato The Simicska of Buda, l’artista di strada che ha lanciato un graffito virale, diventato lo slogan della resistenza al partito sovranista al governo. Per lui, le due armi principali contro il premier sono «la creatività e il senso dell’umorismo»

O1G. È la sigla di una parolaccia e sta iniziando a riempire le strade e i muri di Budapest. Gli ungheresi la dipingono sui muri, la scavano nella neve, la scrivono con la paprika sul pane tostato. O1G sta per «Orbán egy geci», che letteralmente significa «Orbán sperma», ma è usato come insulto generico. Lo slogan è stato coniato da alcuni attivisti che da sei settimane protestano contro il governo. A Budapest succede spesso che qualcuno dipinga un insulto nel tunnel sotto il castello della città o che lo tracci sui parabrezza appannati. Da anni il decoro ha abbandonato il vocabolario politico ungherese: un sondaggio recente sul sito 444.hu proponeva ai lettori una serie di citazioni e li invitava a indovinare se fossero state rivolte ai migranti dai media ungheresi o se fossero tratte da Radio Ruanda alla vigilia del genocidio negli anni Novanta.


Quando Blanka Nagy, una diciannovenne di Kiskunfélegyháza, ha pronunciato un discorso diventato virale contro il governo, ha definito il presidente János Áder alleato di Orbán, «un pene con i baffi». La risposta del governo è stata dare a Nagy della «stupida vacca», «miserabile puttana di strada», «spregevole donna arrivista». Fidesz, il partito di governo a cui appartiene il premier Viktor Orbán, è stato rieletto per la terza volta la primavera scorsa anche grazie ai suoi discorsi xenofobi. Una legge sul lavoro promulgata dal governo sovranista a dicembre e definita «schiavista» ha dato però una scossa alla popolarità del partito.


La nuova normativa porta a 400 le 250 ore di straordinario che un datore di lavoro può richiedere ai dipendenti e triplica il tempo disponibile per pagare queste ore supplementari, facendolo passare da uno a tre anni. Questa misura mirava ad arginare una carenza di manodopera che caratterizza l’economia ungherese, ma ha causato una sommossa popolare. Migliaia di cittadini hanno manifestato per giorni contro Orbán, riempiendo le strade di Budapest. Ora la protesta è diventata più sottile, e ha preso la forma intangibile di un logo virale. Abbiamo intervistato The Simicska of Buda, l’artista di strada ex membro dello staff di Fidesz, che ha lanciato lo slogan.

Tu stavi con Fidesz, e ora hai creato un movimento di rivolta contro questo partito. Cos’è cambiato?

«Io non sono cambiato, ma Fidesz sì. Fidesz è salito al potere nel 2010 contestando la corruzione del governo precedente, i continui aumenti alle tasse di Gyurcsány e le sue bugie. Nel 2010, l’Ungheria era il 39esimo paese nell’Indice di Percezione della Corruzione di Transparency International. Ora siamo il 47esimo. Nel 2010 Fidesz citava Transparency International per dimostrare l’alto livello di corruzione e l’incompetenza di Gyurcsány. Ora dicono che Transparency è «in combutta con George Soros» e dev’essere ignorata. E questo è solo un esempio.

Quando è iniziato il malcontento contro Fidesz?

«Sicuramente nel 2015. Dopo l’introduzione della tassa su internet (circa 50 centesimi di euro per giga) alla fine del 2014, la popolarità di Fidesz aveva iniziato a crollare drasticamente. Poi l’attacco a Charlie Hebdo a Parigi ha segnato una svolta. Poco dopo è iniziata una campagna aggressiva anti-immigrazione, che ha salvato Fidesz. Ora tutti quelli che criticano il governo «sono amici di Soros, vogliono milioni di migranti in Ungheria che violenteranno le loro mogli e uccideranno i nostri figli». Il dibattito non esiste più. Se qualcuno dice di essere contro la tassa su internet o i giochi olimpici in un paese povero come l’Ungheria, diventa automaticamente un amico di Soros.

Pensi che si possa avere successo politicamente in Ungheria senza avere una retorica anti-immigrazione?

Purtroppo no. Ancora 10 anni fa in un sondaggio memorabile sulla xenofobia è stato chiesto agli ungheresi quali popolazioni avrebbero accettato come vicini di casa. Alla lista, che includeva omosessuali, ebrei, zingari, arabi, eccetera, gli autori del sondaggio hanno aggiunto una nazionalità fittizia, i ‘Piresiani’. La maggioranza degli ungheresi ha dichiarato che non li avrebbe voluti come vicini. La xenofobia è un problema in Ungheria indipendentemente dal partito di governo, Fidesz ne trae semplicemente profitto.

Che spazio c’è per movimenti di contestazione come O1G in questo contesto?

Credo che le persone debbano essere educate, perché i problemi nel nostro mondo sono troppo complessi per essere ridotti a Soros’ Per educazione intendo video di ‘edu-divertimento’, o meme come O1G, che diventano virali e raggiungono tante persone quante la TV nazionale, che è nelle mani di oligarchi legati a Fidezs e propaga la verità alternativa del partito di governo. O1G è una forma di guerrilla marketing, creata per raggiungere più persone possibili. È quello che “Otpor!” è stato nella Serbia di Milosevic all’inizio. Penso che le nostre due armi principali contro Fidesz siano la creatività e il senso dell’umorismo. Se prendiamo in giro il regime autoritario, non possono farci nulla. In Ungheria, il solo movimento politico che non è stato attaccato dai media di Fidesz è il MKKP, il “cane con due code”. Prendersela con loro sarebbe come entrare in un circo per prendere a schiaffi il clown. Il partito diventerebbe parte dello show e si renderebbe ridicolo, distruggendo l’autorità sulla quale si basa il suo intero sistema.