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Perché la Nasa ha mandato un sismometro su Marte?

È protetto da una cupola che lo protegge da venti e sbalzi di temperatura. La Nasa vuole usarlo per scoprire come è fatto il nucleo del pianeta e perché il suo campo magnetico non è potente quanto il nostro

Il sismografo della Nasa giunto lo scorso novembre col lander della missione InSight (Interior exploration using seismic investigations, geodesy, and heat transport) è operativo sul suolo marziano. Posizionato mediante un braccio meccanico in uno spazio libero da rocce, dovrà raccogliere dati sul sottosuolo del pianeta. Un’apposita cupola lo proteggeda venti e sbalzi di temperatura che potrebbero comprometterne il funzionamento.


Il primo sismometro su Marte

Parliamo del primo sismometro approdato sul suolo marziano. Si trova sulla pianura equatoriale di Elysium Planitia, dove èpossibileregistrare durante il giorno temperature di 94°C. La missione di InSight è quella di mappare le viscere del pianeta in maniera estremamente dettagliata. Si tratta anche della prima missione in assoluto in cui lastrumentazione è posizionata direttamente al suolo e non è ancorata al proprio lander o ai suoi bracci robotici.Anche i dispositivi di comunicazione della missione saranno fondamentali per ulteriori indagini: un team di ricercatori monitoreràla posizione del lander, permettendoci di studiare come l’asse di rotazionedel pianeta oscilla nel tempo; particolare non banale che ci permetterà di conoscere la struttura del nucleo marziano. InSight possiedeinfatti due antenne che costituiscono il Rise (Rotation and interior structure experiment). L’oscillazione del pianeta ci aiuteràa capiresoprattutto se il nucleo è liquido o solido, indizio importante per studiare il sottile campo magnetico che Marte conserva ancora.


L’attività sismica su Marte e la sua «coda magnetica»

Terremoti e onde sismiche sono i principali dati da raccogliere per capire meglio la struttura interna di Marte. Sappiamo che sulla Terra un campo magnetico ci protegge dal vento solare e dai raggi cosmici. Per capire come mai non abbiamo fatto la stessa fine del pianeta rosso è necessario concentrarsi anche sull’attività del sottosuolo.Del resto sappiamo che Marte conserva ancora una «coda magnetica invisibile che è stata distorta dall’interazione con il vento solare», come annunciato nell’ottobre 2017 dalla Nasa.