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Stadio della Roma, i pm chiedono il processo per Parnasi e altri 14 indagati

06 Febbraio 2019 - 13:14 Redazione
I reati contestati sono vari e vanno dall'associazione a delinquere alla corruzione, fino al finanziamento illecito. Stralciato il filone di indagine sul finanziamento alla politica

Proprio ieri, 5 febbraio, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha annunciato che il nuovo stadio della Roma, finito al centro di un’inchiesta per corruzione, si farà. A distanza di ventiquattr’ore, dalla procura di Roma è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per il costruttore romano Luca Parnasi e per altri 14 indagati coinvolti nell’inchiesta.

Gli altri destinatari del provvedimento sono l’ex vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio Adriano Palozzi, l’ex assessore regionale e attuale consigliere Michele Civita, il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale Davide Bordoni, il soprintendente ai beni culturali di Roma Francesco Prosperetti e altri cinque stretti collaboratori del costruttore romano (Luca Caporilli, Giulio Mangosi, Nabor Zaffiri, Gianluca Talone e Simone Contasta). I reati contestati sono vari e vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione, fino al finanziamento illecito.

Le indagini

Sempre nell’ambito dell’inchiesta, la Procura aveva invece già chiesto e ottenuto il giudizio immediato per Luca Lanzalone, l’ex presidente di Acea che per tre anni era stato uno dei più importanti consiglieri del Movimento 5 Stelle romano, dell’avvocato Luciano Costantini e del commissario straordinario dell’Ipa Fabio Serini.

Il filone di indagine che riguarda il finanziamento alla politica e i 400 mila euro che Parnasi ha versato a fondazioni vicine al Pd e alla Lega, nonché le presunte utilità in favore di un esponente capitolino del Movimento 5 Stelle, è stato stralciato e seguirà un’altra strada.

Secondo l’accusa, Parnasi sarebbe la figura apicale di un’associazione a delinquere che avrebbe cercato di pilotare le procedure amministrative e burocratiche legate al masterplan dello stadio approvato nel febbraio del 2018, provvedimento che portò all’abbattimento del 50% delle cubature rispetto all’ipotesi iniziale.

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