Il blog Gayburg è stato parzialmente censurato. Colpa del Codacons? No, il motivo è un altro

Il blog Gayburg, già nomination a diverse edizioni del Macchianera Awards come miglior sito lgbt, è stato parzialmente censurato su Blogspot. Il primo sospetto era caduto sul Codacons, ma la realtà sarebbe un’altra e Open è in grado di raccontarvela

Il blog Gayburg, che ha ottenuto diverse nomination a diverse edizioni del Macchianera Awards come miglior sito lgbt, è stato parzialmente censurato su Blogspot, la piattaforma gratuita di Google. Cercando di accedere al sito ci troviamo davanti un avviso che spiega la motivazione del blocco – «alcuni lettori hanno contattato Google perché ritengono che i contenuti di questo blog siano discutibili» – e ci viene chiesto se vogliamo visitare il sito o evitarlo del tutto.

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L’avvertenza entrando nella home page del sito di Gayburg.

Nello stesso messaggio di «avvertenza sul contenuto» si legge che in genere «Google non esamina né approva i contenuti dei blog», di conseguenza la parziale censura del sito è stata decisa sulla base delle sole segnalazioni dei contenuti senza un controllo effettivo da parte di un essere umano. Contattati da Open, i gestori del blog dichiarano di non aver ricevuto alcuna comunicazione da parte della piattaforma e che non conoscono il reale motivo del blocco, ma hanno dei sospetti. A seguito di alcuni tweet di protesta da parte dei gestori del blog, Filippo Savarese di CitizenGo pubblica un tweet dove si congratula per il blocco con il Codacons, che nei giorni precedenti avrebbe dichiarato di essere intenzionato a procedere legalmente contro Gayburg per alcuni dei contenuti pubblicati. L’associazione risponde alle accuse via Twitter sostenendo di non avere nulla a che fare con il blocco del sito, mettendo ancora una volta in guardia i gestori: «Come già riferito nella giornata di ieri, non siamo certamente stati noi a chiedere la censura di #Gayburg. Se questa illazione verrà ancora diffusa, con qualsiasi mezzo, ci vedremo costretti a tutelarci legalmente».

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La risposta di Codacons alle accuse da parte di Gayburg

In realtà il blocco non è dovuto né al Codacons né a presunte segnalazioni di massa, bensì a una singola notifica di rimozione che Open è riuscito a scovare nei meandri dei regolamenti della piattaforma gratuita di Google.

La motivazione del blocco

Trattandosi del risultato ottenuto tramite le segnalazioni da parte degli utenti e non di un’azione legale, nella guida della piattaforma possiamo leggere il regolamento sui contenuti inappropriati e come segnalarli. Al suo interno troviamo una nota dove si afferma che «una copia di ciascuna notifica di rimozione ricevuta, relativa a Blogger, viene inviata al database dei reclami del progetto Lumen».

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La segnalazione raccolta dal progetto Lumen contro il contenuto contestato nel sito.

Visitando la pagina del progetto e digitando nel motore di ricerca la parola «Gayburg» riusciamo a ottenere due segnalazioni, una del 24 maggio 2017 e una del 25 gennaio 2019, classificate come «defamation». In quella più recente, e probabile causa della parziale censura del sito, leggiamo:

La costruzione che il blog Gayburg fa del mio profilo personale e falsa, tendenziosa e diffamatoria. Prima di tutto, non sono una giornalista del Corriere della Calabria dal 2015. In questa sede ho ricoperto la qualifica di redattore, partecipando grazie a una mia inchiesta alla trasmissione Striscia la notizia in qualità di intervistata. Oggi sono responsabile del sito di Inchieste Rec News. L’autore o l’autrice dell’articolo dimostra fin da subito, dunque, approssimazione nel trattare la materia in oggetto. Non sono, per giunta, stata una “semplice persona” intervistata, ma Luca Galtieri mi ha interpellato in qualità di giornalista e storico dell’Arte, cosa che evidentemente alla redazione non torna utile per la costruzione faziosa che è stata messa in piedi. Il resto dell’articolo è imbastito grazie alle reazioni che ho avuto dopo una settimana di tweet storming pressante da parte di profili organizzati, che hanno reagito di fronte a un normale …

In allegato c’è il contenuto considerato lesivo dal segnalatore, un articolo del 4 maggio 2018 dove si riporta un tweet del 30 aprile 2018 dove giornalista Zaira Bartucca augurava ai gay di campare 100 anni «di cui 10 giorni con @RKadyrov», il leader ceceno Ramzan Kadyrov accusato di torture contro gli omosessuali.

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Il tweet di Zaira Bartucca sui gay e il leader ceceno.

Richiesta di rettifica

Riporto la richiesta di rettifica firmata dalla giornalista e responsabile di Rec News, Zaira Bartucca:

Gent.le redazione di Open, Gentile direttore responsabile,

In un articolo pubblicato sul vostro sito a firma di David Puente è scritto che “la giornalista Zaira Bartucca augurava ai gay di campare 100 anni di cui 10 giorni con Kadyrov, accusato di torture contro gli omosessuali”. Non ho mai augurato una sorte tanto infausta a nessuno, semplicemente ho risposto con una battuta cinica a una settimana di pressioni di decine di account organizzati che hanno rivolto contro di me insulti sessisti e offeso la mia intelligenza e la mia capacità di svolgere la mia professione. Di questo però non date assolutamente conto. Come potete leggere, non mi riferivo alla totalità dei gay ma solo a chi mi aveva scritto. Se aveste letto la segnalazione (che avete provveduto debitamente a riportare nelle parti comode e non per intero), lo avreste scoperto, anche se il tweet da solo mette al riparo da generalizzazioni affrettate. “Siete gay simpatici – scrivo – campate 100 anni di cui 10 con Kadyrov”. A differenza di chi continua ad articolarmi con epiteti poco piacevoli sotto i vostri account social che sono debitamente monitorati assieme a tutta la produzione di Gayburg, in condizioni normali e non di pressione come quelle che si sono verificate non augurerei una cosa del genere a nessuno. A ciò va aggiunto che Gayburg, di cui pubblicizzate l’articolo, non mi ha mai dato la possibilità di dare la mia versione, in quanto si è rifiutato di pubblicare un commento in cui spiegavo cosa davvero fosse accaduto. La mia versione dei fatti è comunque disponibile su Rec News, il sito di cui sono responsabile. Bisogna forse darvi il merito di aver dato una versione dei fatti più estesa rispetto alle diatribe tra associazioni, ma per l’ennesima volta il taglio è parziale. L’oggetto del parlare è la mia figura umana e professionale, ancora una volta assurdamente tacciata di omofobia: vogliate, pertanto, avere la bontà di pubblicare la presente rettifica in maniera integrale, ovvero senza omissioni di sorta, con pari rilevanza rispetto all’articolo di partenza pubblicato da Puente e dandone debitamente conto sui social.

Cordiali saluti

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Lo screenshot della richiesta di rettifica pubblicato su Twitter dalla giornalista Zaira Bartucca

Risposta alla richiesta di rettifica

Ringrazio la giornalista Zaira Bartucca per le precisazioni riportate e per avermi sbloccato su Twitter (da dove risulta rimosso il tweet che aveva avviato una nostra cordiale discussione), che vorrei commentare tralasciando il fatto che nell’articolo pubblicato su Rec News vengo definito «presunto scopritore di bufale» (di cui potrei richiedere rettifica).

In merito alla sua affermazione in cui avrei «provveduto debitamente a riportare nelle parti comode e non per intero», la informo che la segnalazione del 25 gennaio 2019 non è riportata per intero su Lumendatabase.org, ma viene tagliata dal servizio stesso fornito dalla piattaforma di blogging. Detto questo, non c’è stato alcun intento nel tagliare tale informazione per «comodità»,

Non siamo responsabili dei contenuti espressi da terzi, come Gayburg e gli utenti che su Twitter sono intervenuti prima o a seguito dell’articolo di Open. In merito a questo tema, la informo che non approvo affatto interventi lesivi alla dignità delle persone quali atti diffamatori o in cui si augura il male altrui, in ogni sua forma.

Comprendo empaticamente il suo status emotivo a seguito delle discussioni tenute con gli utenti a cui ha rivolto la sua frase «Campate 100 anni di cui 10 giorni con @RKadyrov». Purtroppo, il riferimento al leader ceceno è chiaro nel contesto in cui si trovava – Twitter, dove in pochi caratteri una «battuta cinica» non è di facile comprensione se non dall’autore – e nei soggetti a cui si rivolgeva – «gay simpatici». Come è accaduto a lei, in maniera e ritmi diversi, sono sottoposto da anni a beceri attacchi, minacce di morte e diffamazioni pesanti – basti ricordare quando mi volevano far passare per pedofilo diffondendo falsi screenshot di Repubblica e Ansa – ma nonostante tutto ho mantenuto comportamento tale da non fornire spunti per ulteriori attacchi e per non scendere agli stessi livelli educativi dei miei “interlocutori”. Le suggerisco di fare lo stesso, non come critica, ma come cortese consiglio al fine di non incappare più in ulteriori e sgradevoli situazioni.

Cordialmente

David Puente