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Renzi nega di voler fare un partito e si assolve: «Se è arrivato il populismo non è colpa mia»

14 Febbraio 2019 - 13:26 Redazione
L'ex presidente del Consiglio ironico sul governo: «Salvini è una Chiara Ferragni che non ce l'ha fatta».  E inizia il tour per presentare il suo ultimo libro «Un'altra strada - Idee per l'Italia di domani»

Prima una presentazione alla stampa estera, poi una al tempio di Adriano, a Roma: Matteo Renzi inizia così il tour per presentare il suo ultimo libro «Un'altra strada – Idee per l'Italia di domani». Ma l'altra strada non è quella di un nuovo partito, il PdR (partito di Renzi) che il diretto interessato ribadisce di non volere creare: «Il tema non è all'ordine del giorno all'interno del centrosinistra». Nessuna candidatura nemmeno alle elezioni europee, e il Pd resta «casa sua».

Non c'è spazio per l'autocritica nella narrazione dell'ex presidente del Consiglio (né sull'immigrazione né sulle politiche del lavoro) dove molte pagine sono dedicate al populismo: «Nel 2014 abbiamo fatto battaglie che era giusto combattere, come la diminuzione del numero dei parlamentari all'interno di una riforma delle istituzioni. Noi non abbiamo aperto la strada al populismo».

Renzi salva il populismo del primo Berlusconi ma non quello dell'attuale governo Lega-5 Stelle. Il primo obiettivo è proprio il ministro dell'Interno, molto attivo sui social: l'immagine usata è quella della Ten Years Challenge su Instagram in cui Salvini passerebbe «da foto con una divisa della polizia a quella dell'uovo lanciato contro un poliziotto».

E poi, la provocazione: «Io penso che tra dieci anni Salvini sarà un volontario delle Ong. E' una Chiara Ferragni che non ce l'ha fatta». «Se ho perso le elezioni sull'immigrazione, sono convinto di non aver perso la faccia. L'alternativa a quello che abbiamo fatto noi è Salvini o Di Maio», dice che l'ex segretario Pd che condanna l'uso «strumentale» della fede che fa il vicepremier.

Del Movimento 5 Stelle dice che si deve vergognare per il comportamento sul Venezuela. Parole pesanti per gli alleati di governo dei leghisti, che a breve dovranno decidere come comportarsi sull'autorizzazione a procedere contro Salvini per il caso Diciotti. «Se i 5 Stelle votassero no saremo davanti al più eclatante dietrofront della storia, ma pur di restare attaccati alla poltrona sono pronti a tutti. Danno il salvacondotto a Salvini pur di restare il governo».

Nel libro Matteo Renzi esalta la competenza in contrapposizione al «populismo da quattro soldi del governo» e dedica un intero capitolo al confronto televisivo tra Laura Castelli e l'ex ministro dell'economia Padoan. Poi la previsione sulla tenuta del governo: «Se Salvini cede sulla Tav, perde la faccia con tutto il Nord». Lo dice senza risentimento, sottolinea l'ex presidente del Consiglio.

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