Albania: il premier socialista Edi Rama resiste, per ora

di OPEN

Annunciate nuove proteste giovedì, dopo quelle del 16 febbraio a Tirana, dove l’opposizione aveva assediato la sede del Governo chiedendo le dimissioni del primo ministro

Da una parte Edi Rama, il premier albanese, storico leader del partito socialista albanese, primo ministro dal 2013. Dall'altra il leader dell'opposizione, Lulzim Basha, capo del partito d'opposizione, già ministro dell'Interno in un precedente Governo, attualmente Sindaco di Tirana. Una carica che lo stesso Edi Rama aveva occupato in passato e della quale rimane un ricordo a colori: le palazzine della Capitale dipinte a scaglie, una passione per l'estetica che aveva sancito la sua reputazione di leader eccentrico.


Edi Rama sembra avere perso il suo lustro, almeno agli occhi delle migliaia di persone che si sono riversate in piazza il 16 febbraio, assediando la sede del Governo. Secondo gli avversari di Edi Rama i manifestanti erano circa 15 mila, alcuni provenienti anche da fuori Tirana. Accusano il governo di corruzione: appalti truccati, regalati ai «soliti oligarchi» e la creazione di una macchina politica capace di truccare il sistema elettorale. Ma anche di collusione con la criminalità organizzata.


Il malcontento era diffuso nel Paese da tempo. Le manifestazioni erano anche state preannunciate. Secondo il leader dell'opposizione, la polizia attorno al palazzo del Governo avrebbe «appositamente permesso ai manifestanti irritati di sfondare il loro cordone e stranamente ceduto alla prima pressione dei manifestanti», in modo da incitare la violenza. Il 16 febbraio alcuni manifestanti sono riusciti a entrare nel palazzo del Governo, arrivando fino al primo piano. Due agenti di polizia sono rimasti feriti.

Albania: il premier socialista Edi Rama resiste, per ora foto 1

Dopo circa quattro ore i manifestanti si sono ritirati. I rappresentanti della comunità internazionale si sono schierati dalla parte del Governo, denunciando i manifestanti. In un comunicato, la delegazione dell'Unione europea a Tirana e le ambasciate dei Paesi membri hanno chiesto a «tutte le parti di fare tutto il possibile per evitare ulteriori violenze e interruzioni. Danneggiare la proprietà pubblica e ricorrere alla violenza non sono accettabili». Si è unita a loro l'ambasciata statunitense e la rappresentanza dell'Ocse a Tirana.

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Ma il leader dell'opposizione ha annunciato nuove proteste per giovedì prossimo. «La rivolta popolare non si fermerà fino a quando non faremo cadere questo marcio sistema».

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