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Gli esobiologi della Nasa hanno riprodotto in laboratorio l’origine della vita

27 Febbraio 2019 - 22:18 Juanne Pili
Un esperimento che riproduce la formazione di molecole organiche, simulando le condizioni primordiali in cui si sarebbe generata la vita, è stato condotto recentemente da un team di esobiologi dell'Agenzia spaziale americana, dandoci nuove speranze sulla possibilità di trovare tracce di vita nello Spazio

Per capire come potrebbe svilupparsi la vita su altri pianeti gli esobiologi non possono contare solo sugli indizi riscontrabili in giro nello Spazio, a caccia di esopianeti situati a distanze ideali dalla loro stella, ma devono considerare anchel’ipotesi che la vita possa nascere in modi diversi da come pensiamo. Stiamo raccogliendo dati sulla presenza di sostanze organiche complesse persino nei dischi protoplanetariattorno alle stelle, senza escludere la possibilità che civiltà extraterrestri diano segni della loro presenza.

Sulle orme di Miller e Urey

Così gli astrobiologi devono anche puntare i riflettori sulla nostra casa, la Terra, in special modo negli abissi oceanici, meglio ancora nelle sorgenti idrotermali. Queste ultime sono tra le più plausibili come culla della vita. Non potendo trovare luoghi dove sussistono le medesime condizioni atmosferiche della Terra alle origini della vita, occorre verificare le nostre ipotesi ricostruendo gli ambienti ideali in laboratorio.Il recente studio pubblicato su Pnas ​​​​​​è l’ultimo di una serie di esperimenti cominciatinel 1953, con la conclusione dell'esperimento di Miller-Urey. Noi oggi abbiamo un ulteriore obiettivo: capirese è possibile trovare tracce di vita primordiale anche sulla lunadi Giove Europa o quella di Saturno Encelado.

Stanley Miller e Harold Urey riuscirono per la prima volta a dimostrare in laboratorio che ricostruendo le condizioni teoriche in cui si sarebbe formata la vita sulla Terra, si potevano generare delle molecole organiche. Sempre su Pnas nel 2011, venne pubblicata una ricerca basata su dei campioni risalenti alle sperimentazioni di Miller del 1958, confermando ulteriormente la validità del modello utilizzato.

La ricetta della vita

La recente ricerca è stata condotta da un team del Jet Propulsion Laboratory(Jpl) della NASA capitanato dall’astrobiologa Laurie Barge.Sono state ricreate in laboratorio delle prese d’aria idrotermali, compresi veri e propri fondali in miniatura, mentre diversi contenitori collegati alla simulazione sono stati riempiti di miscele che corrispondono a quelle presenti negli oceani terrestri quando nacque la vita. La «ricetta» utilizzata prevede oltre all’acqua, minerali e molecole come quelle di ammoniaca, controllando temperatura e pH erimuovendo l’ossigeno: inizialmente infatti nell’atmosfera terrestre era molto scarso.

Comprendere fino a che punto si può andare solo con sostanze organiche e minerali prima di avere una cellula reale è davvero importante per capire da quali tipi di ambienti potrebbe emergere la vita. Inoltre, indagare su come le cose come l'atmosfera, l'oceano e i minerali nelle prese d'aria hanno un impatto su tutto ciò può aiutarti a capire quanto è probabile che si sia verificato su un altro pianeta.

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