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La nuova Inps smentisce quella vecchia: «Col reddito di cittadinanza meno poveri e più Pil»

Tito Boeri, soltanto un mese fa, manifestava le perplessità sul provvedimento, numeri alla mano, dell'istituto. Oggi per il direttore Di Michele ridurrà la povertà, aumenterà l'inclusione e aumenterà il Pil

Il reddito di cittadinanza «avrà un forte impatto sia sotto il profilo di politica economica che sulla ridistribuzione della ricchezza tra le famiglie per le quali ci di attende una riduzione della povertà e un aumento dell'inclusione sociale». Lo ha sottolineato il direttore generale dell'Inps, Gabriella Di Michele, in audizione alla Camera sul Decretone. Atteso, secondo Di Michele, anche un aumento del Pil potenziale.

In vista della giornata di oggi, primo giorno di presentazione delle domanda, e dell'erogazione del reddito e della pensione di cittadinanza nelle prossime settimane c'è stato un «notevolissimo impegno da parte dell'Inps» che ha messo a punto i modelli di domanda «con due giorni di anticipo» rispetto alla scadenza e che permetterà di «avviare l'erogazione del beneficio nei tempi richiesti».

La nuova Inps smentisce quella vecchia: «Col reddito di cittadinanza meno poveri e più Pil» foto 1

Il direttore generale dell'INPS Gabriella Di Michele

La posizione dell'ex presidente Boeri

Il 6 febbraio, esattamente un mese fa, Tito Boeri, ex Presidente dell'Istituto di Previdenza il cui mandato è scaduto il 16 del mese scorso – attualmente sostituito da Pasquale Tridico – aveva manifestato preoccupazioni su molti aspetti del reddito di cittadinanza, in particolare sulle verifiche patrimoniali.

Intervenendo alla trasmissione Otto e mezzo su La7 aveva dichiarato che non potendo disporre ancora di tutti gli strumenti di verifica, soprattutto quelli appunto relativi all’accertamento del patrimonio mobiliare di chi accede al beneficio, «a posteriori potremmo trovarci a fare un’azione di recupero nei confronti di famiglie che non se la passano bene, più di 100mila nuclei familiari a cui potremo richiedere indietro anche 10mila euro».

Lo stesso Boeri, due giorni prima, all'audizione alla Commissione Lavoro del Senato, aveva di fatto di fatto bocciato il reddito di cittadinanza (e Quota 100). Nel testo dell'audizione si legge tra l'altro: «il 50% dei beneficiari sono nuclei senza redditi o comunque senza redditi da lavoro (nuclei tra i quali si celano anche gli evasori ed i sommersi totali)».

Il documento presentato da Boeri è critico nei confronti del provvedimento soprattutto su un tema centrale nel dibattito sul redditto; con particolare riferimento al Sud d'Italia, infatti, è lapidariamente annotato: «Tutto questo fa pensare che gli effetti di scoraggiamento al lavoro siano rilevanti».

La nuova Inps smentisce quella vecchia: «Col reddito di cittadinanza meno poveri e più Pil» foto 2

L'ex presidente dell'INPS Tito Boeri

Insomma, dopo l'addio di Boeri sembra che l'Istituto abbia cambiato posizione sul reddito di cittadinanza. Prima una misura che scoraggia al lavoro, poi uno strumento che riduce la povertà. Certamente potrebbero essere vere entrambe le affermazioni: si sceglie però di mostrare un risvolto della medaglia piuttosto che un altro. Evidentemente, la linea dell'Istituto sul reddito di cittadinanza non è più quella della presidenza Boeri.

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