In Evidenza ENISiriaUSA
ESTERIDonald TrumpInchiesteRussiagateUSAWikiLeaks

Condannato a 4 anni Paul Manafort, l’ex capo della campagna elettorale di Donald Trump

08 Marzo 2019 - 08:09 Redazione
Un'altra condanna di un personaggio legato all'inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate. Ma per il momento non ci sono svolte significative nell'inchiesta

È stato il primo ad essere accusato da Robert Mueller, procuratore speciale del Dipartimento di giustizia americano nel caso Russiagate, l'indagine giudiziaria sull'interferenza della Russia nelle elezioni americane del 2016. Mueller aveva riposto molte speranze nella collaborazione di Paul Manafort: la condanna a 4 anni – avvenuta ieri sera, stanotte ora italiana – rappresenta una vittoria che sa anche un po' di sconfitta per Mueller.

Se da una parte si tratta della prima condanna di uno degli indagati nel caso Russiagate, come ha sottolineato l'avvocato difensore di Manafort, «Non c'è assolutamente prova che Paul Manafort sia stato colluso con la Russia. Oggi viene confermato ciò che ripetiamo dal primo giorno».

La condanna

Paul Manafort non è stato condannato per crimini commessi nel ruolo di capo della campagna elettorale di Donald Trump, ma per otto reati di natura fiscale tra cui l'aver nascosto l'esistenza di conti bancari all'estero al fisco americano e aver defraudato delle banche per un totale di 4 milioni di dollari. L'accusa gli aveva contestato altri 10 reati di natura fiscale, ma sono stati scartati dopo il rifiuto di un membro della giuria.

Manafort è stato condannato quindi a 4 anni su 25 richiesti dall'accusa. Dovrà scontarli in carcere – dove si trova già da 9 mesi – oltre a restituire circa 6 milioni di dollari in tasse mai pagate. Ma la sua odissea giudiziaria non finisce quì. Settimana prossima riceverà una seconda sentenza per due reati per i quali era già stato trovato colpevole, legati alla attività di consulenza svolte in Ucraina. Ma anche in questo caso non gli vengono contestati dei reati direttamente legati all'indagine Russiagate.

Il personaggio

Forse Manafort verrà ricordato per aver speso circa 15mila dollari per acquistare una giacca di pelle di struzzo. Un particolare che può sembrare irrilevante, ma che non lo è stato né giuridicamente né culturalmente. Il processo penale nei suoi confronti è stato costruito anche, in parte, mettendo a confronto l'immagine pubblica e mediatica di Manafort, fatta di eccessi, con i suoi conti privati. Un caso che si è trasformato in una vera e propria indagine culturale del sottobosco di Washington, dove si destreggiano faccendieri e consulenti che costruiscono fortune milionarie (come Manafort).

Russiagate

L'indagine di Mueller ha ricevuto nuovo impeto mediatico con la testimonianza dell'ex legale di Donald Trump, Michael Cohen, ex legale di Donald Trump. Ma le dichiarazioni di Cohen, per quanto abbiano screditato il presidente degli Stati Uniti dal punto di vista morale (Cohen lo ha definito un razzista e truffatore), non hanno portato a rivelazioni importanti nel caso Russigate. Quello che già sappiamo è che la Russia ha sicuramente partecipato all'hackeraggio delle email del Comitato nazionale democratico e alla loro diffusione su Wikileaks.

Ma per il momento non ci sono prove che mostrano che Donald Trump e il suo entourage abbiano avuto un ruolo nell'architettare il furto di informazioni o abbiano colluso con ufficiali russi. Paul Manafort era uno delle persone indicate che avrebbero potuto agire da tramite tra il presidente degli Stati Uniti e la Russia, ma l'unica azione ambigua, se non impropria, resa pubblica riguarda la condivisione di dati elettorali sensibili da parte di Manafort con un uomo vicino all'intelligence russa.

Articoli di ESTERI più letti