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I luoghi di culto di Roma: il progetto fotografico che mostra le altre religioni all’ombra del Vaticano

09 Marzo 2019 - 19:10 Felice Florio
«A Roma il 74,4% della popolazione è di fede cattolica. Il rimanente 25,6% è suddiviso tra i vari movimenti religiosi. Il mio lavoro vuole dare un'identità a questa percentuale»

Ha solo 28 anni, Federico Scarchilli, ma con i suoi obiettivi è riuscito a catturare l’essenza di religioni millenarie. Per cercarla, non è andato in giro per il mondo: ha fotografato luoghi di culto nascosti all’ombra della cupola di San Pietro. Dove un tempo lo Stato Pontificio puntellava il territorio di chiese e residenze per il clero, oggi ci sono templi in cui si respira aria di Oriente e si vivono tradizioni apparentemente distanti. La convivenza delle fedi, in un’area storicamente caratterizzata dal cattolicesimo, è un simbolo dell’integrazione possibile.

«La fotografia diviene lo strumento ideale per entrare in contatto con le più disparate culture. Il mio lavoro si basa anche sulla tematica dell’immigrazione che riesce a far viaggiare le tradizioni di Paesi lontani che finiscono per essere innestate nel territorio». Il progetto del fotografo romano, Migrant Soul, ha per soggetto gli spazi delle minoranze religiose a Roma e nel Lazio. «La Chiesa Cattolica ha tra i fedeli il 74,4% degli abitanti di Roma. Il rimanente 25,6% è suddiviso tra i vari movimenti religiosi. Il mio lavoro vuole dare un’identità a questa percentuale».

La diversità religiosa che traspare dalle fotografie di Scarchilli spazia dai movimenti laici alle tradizioni abramitiche, dal politeismo alle nuove correnti del potenziale umano. «Ho voluto evidenziare anche il differente sostegno finanziario delle religioni. È chiaro che la disponibilità economica si traduce in edifici dispendiosi, mentre alcuni culti sono celebrati in strutture molto elementari», aggiunge il fotografo. «Con Migrant Soul spero di aprire una finestra sulla scena religiosa contemporanea romana, portando alla luce realtà spesso ignorate. Sono convinto che la civilizzazione di un Paese si possa giudicare anche sulla capacità di dialogo tra le differenti fedi. In fondo, come diceva Gandhi, “Dio non ha religione”».

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