Macron copia i 5 stelle e cede ai gilet gialli: ecco il reddito universale anti povertà

Accusato di essere il «Presidente dei ricchi», Macron ha annunciato l’inizio dei lavori per una misura volta a garantire che «tutti possano vivere degnamente»

«Con una legge nel 2020, creeremo un reddito universale di attività per permettere ad ognuno di vivere degnamente», ha annunciato Emmanuel Macron, il presidente della Repubblica francese. Il reddito sarà universale perché «ognuno potrà pretenderlo non appena i suoi redditi passeranno al di sotto di una certa soglia».


Un provvedimento che riguarda 5 milioni di persone

L'annuncio avviene in un momento in cui la popolarità di Macron è gravemente pregiudicata dalle accuse di essere il «presidente dei ricchi» e dalle contestazioni dei gilet gialli.


La misura era già stata annunciata nel settembre 2018 come la grande soluzione alla povertà di circa il 10% dei cittadini francesi. Sei mesi dopo, i lavori sono stati lanciati ufficialmente.

A partire da aprile, il team coordinato da Christelle Dubos e Fabrice Lenglart gestirà una fase di analisi dei sussidi attualmente erogati dallo stato francese e di dialogo con varie associazioni e servizi sociali. Al termine di questi (prima della fine del 2020), il programma, destinato a coinvolgere 5 milioni di persone, diventerà legge.

La maggior parte dei fondi arriverà dalla fusione di diversi «sussidi già versati alle famiglie meno abbienti». Questi sussidi, versati ad oggi a circa 7 milioni di persone, comprendono i sostegni economici all'alloggio o "il Reddito di solidarietà attiva" (RSA).

Non è ancora chiaro se anche i minori di 25 anni potranno beneficiare del Reddito universale di attività, o se saranno adottate misure che impediscano che questo entri in competizione con le borse di studio di cui possono già beneficiare.

Un servizio pubblico di inserimento lavorativo

Il sussidio ha come scopo quello di fare uscire i beneficiari dalla precarietà. Dovrebbe infatti entrare a fare parte di quello che il presidente francese ha chiamato «servizio pubblico di inserimento lavorativo», un principio simile a quello previsto dal Reddito di cittadinanza.

A chi ne usufruisce verrebbe offerta assistenza sanitaria e professionale affinché rientri nella vita attiva e non sarà possibile rifiutare oltre due «offerte ragionevoli di lavoro».

Leggi anche: