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Che cosa è il giuramento delle Waffen-SS, esposto nell’ufficio del sindaco di Condofuri

13 Marzo 2019 - 15:25 OPEN
Tommaso Iaria, primo cittadino di un paese calabrese, ha tenuto fino a qualche giorno fa dietro la sua scrivania il manifesto del giuramento della delegazione italiane delle Waffen-SS. Open ha chiesto allo storico Claudio Vercelli di spiegare cosa rappresentava il battaglione negli anni della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza 

Condofuri è un paesino costiero della provincia di Reggio Calabria, diventato famoso in questi giorni per l’ufficio del suo sindaco. Tommaso Iaria, primo cittadino di cinquemila anime, il quale aveva affisso alle sue spalle il giuramento delle Waffen SS, i militi nazisti operanti anche in Italia durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale.

Abbiamo chiesto a Claudio Vercelli, storico contemporaneista all’Università Cattolica di Milano, di spiegare cosa rappresenta veramente il manifesto tanto caro al sindaco; così caro che Iaria aveva deciso di mostrarlo alle sue spalle persino durante la registrazione di un video per gli auguri di Natale ai suoi concittadini.

Che cos’è il giuramento della Waffen-SS?

«Il giuramento del battaglione, che poi avrebbe cambiato fisionomia diventando brigata e poi divisione, indica l’atto di devozione da parte dei militi delle SS italiane nei confronti di Adolf Hitler – che viene citato nel corso del giuramento stesso – e nei confronti degli obiettivi della Germania nazista.

Chi assolveva a quel giuramento si dichiarava milite non dell’esercito italiano, ma di un’organizzazione composta non solo da tedeschi, ma anche da soggetti devoti alla causa nazista in quanto tale. Gli italiani che hanno fatto questa scelta erano tra i 15.000 e i 20.000 circa – quantomeno quelli risultanti dai censimenti. Ed erano uomini legati ai residui del fascismo, ma anche al nazismo vero e proprio, inteso in primis come strumento di dominio dell’Europa».

A quali episodi della Seconda Guerra Mondiale è maggiormente legata l’unità?

«Buona parte di queste unità, che divennero divisione solo attorno al 1944, verranno adoperate dal settembre del ’43 e l’aprile del ’45 nella lotta anti-partigiana. La stragrande maggioranza di coloro che, all’interno della Repubblica Sociale Italiana (o Repubblica di Salò), erano legati alle Waffen-SS, avevano in mente azioni di repressione del partigianato. Furono secondarie le iniziative o i combattimenti contro gli alleati che stavano risalendo la penisola.

Le SS italiane erano presenti soprattutto in Lombardia, in Piemonte, in Veneto, nelle Marche, in Umbria e in Toscana. Questo perché la trasformazione di quel reparto da legione a brigata – fino poi a divisione- , avvenne mentre la guerra andava verso la sua conclusione, e i teatri operativi di battaglia erano sempre più circoscritti alle poche aree controllate ancora dai tedeschi».

Qual è il senso di affiggere oggi il giuramento?

«Chi espone in un luogo pubblico questo giuramento vuole manifestare un’adesione mentale e quantomeno culturale a quell’aspetto truce e brutale della Seconda Guerra Mondiale. Non è solo una questione di essere affini a una certa parte piuttosto che a un’altra, perché di quella parte si sceglie di elogiare i soggetti più duri e spietati, i più aggressivi e violenti. Quelli che intendevano la guerra come una lotta ideologica contro non solo gli avversari militari, ma anche contro una parte della popolazione civile, e non solo contro i partigiani, ma contro la collettività italiana stessa.

Chi si rifà a quell’episodio lì non ha fatto i conti con la storia passata, e pesa ancora di più se a farlo è un cittadino che ricopre un ruolo pubblico, quale è un sindaco».

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