Strage in Nuova Zelanda, Facebook oscurerà suprematisti e nazionalisti bianchi

Dopo la strage nella moschea di Al Noor in Nuova Zelanda, la società di Menlo Park ha deciso che bandirà entrambe le ideologie: «Non esiste una distinzione significativa»

Nazionalismo, separatismo e suprematismo bianco. Da oggi Facebook non farà più alcuna distinzione. Frasi come «Sono orgoglioso di essere un nazionalista bianco» e «L’immigrazione sta distruggendo questo Paese: il separatismo bianco è l’unica soluzione» non saranno più accettate, ha riferito l’azienda americana. L’anno scorso, un’inchiesta aveva rivelato che sebbene Facebook avesse vietato sulla sua piattaforma contenuti che riguardavano la “supremazia bianca”, aveva esplicitamente permesso la condivisione di concetti quali “nazionalismo bianco” e “separatismo bianco”. Negli ultimi mesi storici e attivisti per i diritti politici hanno spiegato l’inesistenza di una differenza tra le ideologie, e alla fine Facebook ha deciso di vietare tutte e tre. «Abbiamo avuto conversazioni con più di 20 membri della società civile, accademici e, in alcuni casi, con organizzazioni per i diritti civili, esperti nelle relazioni razziali di tutto il mondo», ha detto Brian Fishman, direttore politico dell’antiterrorismo su Facebook.


«Abbiamo deciso che la sovrapposizione tra nazionalismo bianco, separatismo e supremazia bianca è così ampia che non possiamo davvero fare una significativa distinzione tra loro. E questo perché il linguaggio e la retorica che viene usata e l’ideologia che rappresenta si sovrappongono a tal punto che non è una distinzione significativa». La diffusione del video del massacro di Christchurch aveva riportato Facebook al centro delle critiche. Ora chiunque provi a condividere post legati a ideologie razziste verrà automaticamente reindirizzato a una organizzazione non profit fondata da ex suprematisti bianchi che si impegna per aiutare chi la pensava come loro ad abbandonare le proprie posizioni.


La mancanza di responsabilità da parte di Facebook nel censurare questi discorsi e la diffusione di contenuti che promuovono l’odio e la supremazia razziale era stata sottolineata anche dalla premier neozelandese Jacinda Ardern, che dopo l’attentato alla moschea di Al Noor, aveva promesso che avrebbe investigato sul ruolo che i social media hanno avuto nell’attacco: «Non possiamo semplicemente accettare che queste piattaforme esistono e che quello che si dice e si pubblica non è una loro responsabilità», aveva dichiarato la Ardern.

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