Salvini ha detto che la castrazione chimica per pedofili e stupratori è già in vigore in diversi Paesi: è vero

Molte nazioni occidentali, nel proprio codice penale, hanno norme che consentono ai condannati di fare richiesta della castrazione chimica. Servirebbe, come ha detto il ministro dell’Interno, «a placare gli istinti bestiali»

La Lega ci prova«da circa 20 anni», ha detto Matteo Salvini, a far passare una legge sul«blocco androgenico». Tradotto? Castrazione chimica, e l’onorevole Roberto Turri ha depositato un emendamento al ddl Codice rosso al fine di introdurre nel codice penale la terapia per gli autori di violenza sessuale, ma anche per chi compie abusi come il palpeggiamento. La proposta – che andrebbe a modificare l’articolo 165 del codice penale – non prevede la somministrazione obbligatoria, ma una sospensione condizionale della pena subordinata a trattamenti farmacologici che inibiscano la libido. L’obbligatorietà sarebbbe anticostituzionale, dato che l’articolo 27 dice esplicitamente che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Il 28 marzo, durante una visita al carcere milanese di Bollate, il ministro dell’Interno ha ricevuto delle critiche per aver detto queste parole:«La castrazione chimica è sperimentata volontariamente in tanti Paesi occidentali, quindi ci sono persone che chiedono di essere messe in condizione di non avere più gli istinti per commettere violenze bestiali». La sua affermazione è vera: la ricerca dell’Agi ha individuato non pochi Paesi che, nel proprio corpus giuridico, prevedono questa opzione per il condannato.«Diversi Stati europei consentono il ricorso alla castrazione chimica per controllare la devianza sessuale, anche se ci sono significative limitazioni nella pratica». Riporta una ricerca accademica dal titolo International Handbook of Penology and Criminal Justice, pubblicata nel 2007.


I Paesi che adottano la castrazione chimica

«Per esempio, Svezia, Finlandia e Germania hanno limitazioni in base all’età minima del condannato, che vanno dai 20 ai 25 anni. L’uso della castrazione chimica non è necessariamente per punire o controllare i colpevoli di reati sessuali di per sé», prosegue l’indagine, «piuttosto, la Finlandia permette la procedura solo se allevierà l’angoscia mentale del soggetto riguardo i suoi impulsi sessuali, mentre Danimarca, Germania e Norvegia permettono la castrazione se si può dimostrare che il soggetto potrebbe essere costretto a commettere crimini sessuali a causa di istinti sessuali incontrollabili». E ancora: «La Svezia permette la castrazione chimica nel caso in cui il soggetto ponga una minaccia per la società, e la pratica è strettamente volontaria, con l’obbligo che il soggetto sia pienamente informato di tutti i possibili effetti collaterali». Anche uno studio di due anni fa, pubblicato sull’European Journal of Social Sciences annovera tra i Paesi occidentaliUsa, Argentina, Australia, Estonia, Israele, Nuova Zelanda, Polonia, Ungheria, Francia, Islanda, Lituania, Regno Unito e Belgio. Delle Nazioni europee, la Polonia è la sola che considera la castrazione chimica non solo un’opzione, ma un obbligo per alcuni tipi di crimini sessuali commessi ai danni di parenti stretti e di minori di 15 anni.


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