«Nessun provvedimento di chiusura porti», la risposta del ministero guidato da Toninelli

È la risposta ufficiale delle Capitanerie di Porto a una richiesta di accesso agli atti presentata dall’avvocata Alessandra Ballerini sull’ultimo caso che aveva coinvolto la Mare Jonio. Che nel frattempo è ripartita alla volta del Mediterraneo Centrale

Mentre la questione immigrazione e porti torna protagonista con il botta e risposta tra i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini (con quest'ultimo nuovamente indagato con l'accusa di sequestro di persona per il caso SeaWatch), a confermare ufficialmente che i porti italianinon sono chiusi – e che per farlo, ai sensi dell'articolo 83 del codice della navigazione italiani, serve un provvedimento del ministero delle Infrastrutture e Trasporti – è proprio il dicastero di cui è titolare il pentastellato Danilo Toninelli.


Èquanto emerge dalla risposta del Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto del ministero delle Infrastrutture e Trasporti all'istanza di accesso agli atti promossa dall’avvocata Alessandra Bellerini (legale nota anche per essere titolare della difesa della famiglia di Giulio Regeni) per conto dell’Associazione diritti e frontiere in merito a un eventuale divieto di approdo della nave Mare Joniodella ong Mediterranea Saving Humans nei porti italiani. Divieto che -risponde il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – non c'è.


I fatti

La richiesta si riferisce a quanto accaduto a metà marzo scorso.La Mare Jonio aveva salvato 48 migranti in acque internazionali al largo delle coste libiche, e aveva poi fatto rotta verso le coste italiane. Una motovedetta della Guardia di Finanza aveva intimato l'alt all'imbarcazione, per impedirle l’ingresso al porto di Lampedusa.

Ordine non rispettato dal comandante della nave, Pietro Marrone, che, insieme al capomissione Luca Casarini è oggi indagato per concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e mancato rispetto proprio dell’ordine di fermare l’imbarcazione da parte di una nave da guerra – la motovedetta della Guardia di finanza. La vicenda si era risolta poi con lo sbarco a Lampedusa, il 19 marzo scorso, delle persone salvate – e col sequestro, e poi il dissequestro, dell'imbarcazione.

L'accesso agli atti

Alessandra Ballerini chiede alle Capitanerie di Porto «il contenuto dei provvedimenti emessi e delle comunicazioni trasmesse dal 18 marzo scorso al momento dell’approdo, da parte del ministero dell’Interno, ovvero, del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti o di MRCC Roma (il centro di coordinamento e soccorso italiano, ndr.) alla nave Jonio aventi ad oggetto il divieto di approdo della stessa nei porti italiani».

Ed ecco la risposta: «Non risulta essere stato adottato alcun provvedimento, a rilevanza esterna, in tema di interdizione dell’accesso al mare territoriale o ad ambiti portuali nel periodo in questione», si legge nella replica ufficiale del Comando delle capitanerie di porto.

Non basta: «Giova evidenziare che tale eventuale atto, rientra tra le competenze del Dicastero delle infrastrutture e dei trasporti», si legge ancora. Non ad altri ministeri. Ai sensi e per gli effetti dell’art. 83 Codice Navigazione, d’intesa, se del caso, con il Ministero interessato per la definizione dei presupposti attinenti alla tutela ambientale o all’ordine pubblico».

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«C’è qualcuno nel governo italiano che si sta comportando o dà indicazioni alle forze dell’ordine in totale disprezzo delle leggi e delle norme», commenta il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. Nel documento delle Capitanerie di porto si legge anche che gli atti in possesso di MRCC Roma sono oggetto di indagine da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, e pertanto, sussiste la limitazione all’accesso.

La Mare Jonio, nel frattempo, è ripartita da Marsala alla volta del Mediterraneo centrale e della zona Search and Reascue di fronte alla Libia.

In copertina Mediterranea Saving Humans/Facebook | La nave Mare Jonio.

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