Ajax e Tottenham, le squadre “ebree” che fecero l’impresa

Il team londinese e quello di Amsterdam, oltre alle storiche imprese calcistiche di questi quarti di finale di Champions League, hanno in comune un forte legame identitario: quello con i ghetti ebraici dei quartieri da cui nacquero

La Stella di David in una curva di una squadra europea. È possibile che vi sia capitato di notarla e che l'abbiate attribuita all'iniziativa personale di qualche tifoso. Magari proprio durante una partita dell'Ajax, magari proprio all'Amsterdam Arena.


Ecco, non è un caso. Non è un'iniziativa personale. Già, perché l'Ajax è "la squadra del ghetto". Un discorso analogo si può fare per il londinese Tottenham, un team che si identifica con il quartiere storicamente ebraico del nord di Londra, dove sorge anche lo stadio di casa.


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Ajax e Tottenham, due squadre che da questo turno di quarti di finale non sono più legate soltanto alle loro comuni radici ebraiche, ma anche alle imprese che le hanno portate alle semifinali del 30 aprile e del 7 maggio dove si sfideranno per conquistare un posto nella finale di Madrid.

L'Ajax ha raggiunto l'obiettivo superando a Torino la Juventus di Cristiano Ronaldo (che anche quest'anno dovrà quindi rinunciare a sollevare la coppa dalle grandi orecchie).

Dopo l'1-1 dell'andata, che aveva fatto sperare i bianconeri, e l'iniziale vantaggio juventino del ritorno del solito Ronaldo, l'Ajax ha steso la Juve con un uno-due: al 34° Donny van de Beek ha pareggiato i conti, poi, al 67°, Matthijs de Ligt ha regalato la semifinale ai giovani Lancieri.

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L'impresa del Tottenham non è stata di minor portata. Il match con il Manchester City è stato un pirotecnico e spettacolare testa a testa, con 5 goal nei primi 21 minuti. E la partita si è concluso 4-3 a favore della squadra di casa.

Nella gara d'andata il Tottenham si era imposto per una rete a zero. Anche uscendo sconfitta dal City of Manchester Stadium, in virtù dei tre goal realizzati in trasferta, i londinesi hanno conquistato il diritto di sfidare, fra due settimane, i "cugini" di tradizioni ebraiche.

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Ma da dove nasce il legame di queste due squadre europee con l'ebraismo? Durante la seconda guerra mondiale tre quarti degli ebrei olandesi scomparvero nell'abisso dei campi di concentramento nazisti.

In un volume recente, Ajax, La squadra del ghetto di Simon Kuper, storico dello sport, si racconta come il calcio sia stato uno dei luoghi «in cui l’Olocausto e la vita quotidiana si sono incontrati» e di come chi voleva accedere allo stadio doveva necessariamente passare per il ghetto.

Calciatore mitico dell'Ajax degli anni immediatamente precedenti alla guerra era lo statunitense Eddie Hamel, ala destra che poi morì ad Auschwitz il 30 aprile 1943, insieme a molti suoi tifosi. Lo storico telecronica dell'Ajax dell'epoca, il più celebre del Paese, era Han Hollander. Anche lui ebreo, fu anche lui deportato e ucciso in un lager.

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Una storia simile, cioè il legame con il ghetto ebraico della città è, come abbiamo visto, quella del Tottenham. Se nel suo passato non ci sono però le persecuzioni naziste, non manca l'intolleranza antisemita. Più che come «Sprurs» (gli speroni, dal simbolo della squadra, il gallo) i tifosi della squadra londinese sono infatti noti con il nomignolo di «yids», un termine dispregiativo gergale per indicare gli ebrei.

Il più importante gruppo ultrà della città sono gli «Yid Army», L'armata ebraica, che assume orgogliosamente l'appellativo attribuitogli dagli avversari. Anche se oggi solo il 5% dei tifosi del Tottenham è di religione ebraica e il ghetto non ha più la matrice connotativa di un tempo, le bandiere con la Stella di David non mancano mai al White Hart Line.

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