Il sottosegretario M5S Buffagni: «25 aprile? Noi post-ideologici, la Lega lo usa per fini elettorali» – L’intervista

Sarà l’unico esponente del governo a partecipare al corteo di Milano. Gli abbiamo chiesto come mai una festa nazionale sia diventata una controversia politica nel 2019 e l’ennesimo campo di battaglia per Movimento 5 Stelle e Lega 

È stato il primo esponente Cinque Stelle a dichiarare la sua presenza al corteo del 25 aprile di Milano, e non è di certo un esordio per lui. Dopo Stefano Buffagni, sottosegretario M5S agli Affari Regionali, è arrivata la conferma della partecipazione a Roma alle celebrazioni organizzate dalla Comunità ebraica per l'anniversario della Liberazione (distinte dal corteo Anpi) del vicepremier Luigi Di Maio, dei ministri Bonafede e Trenta e della sindaca di Roma Raggi.


«Ma non è una gara a chi arriva per primo» assicura Buffagni. Intanto però la polemica tra alleati di governo ha travolto anche questa celebrazione, con i ministri leghisti che diserteranno i cortei.


Il capo politico 5 Stelle ha scritto «è curioso che coloro che oggi negano il 25 aprile siano gli stessi che però hanno aderito al congresso di Verona». Di cosa accusate di preciso la Lega?

«La Lega considera il 25 aprile una cosa del passato ed è chiaro che in questo momento in Italia guardare a destra, sembra pagare. Ma abbiamo giurato tutti sulla Costituzione che è antifascista e non si possono mettere in discussione certi capisaldi. Poi se qualcuno per dinamiche elettorali vuole fare valutazioni diverse, è libero di farlo».

Se non fossimo vicino alle elezioni europee, crede che i vostri alleati della Lega si sarebbero comportati diversamente?

«Storicamente tantissimi esponenti della Lega hanno sempre partecipato ai cortei»

Tantissimi?

«Be' il governatore lombardo Fontana a Varese (quando era sindaco, ndr)…»

Si tratta degli amministratori locali, come succederà in alcuni casi anche questa volta. Ma i ministri della Lega non ci saranno..

«È chiaro che è una scelta più di natura elettorale e a me spiace che loro lo facciano. Ma allo stesso tempo mi spiace che, dall'altra parte, si cerchi di trasformare la festa della Liberazione in una partita politica. Allo stesso tempo, dico che non deve essere un'occasione per dividere tra buoni e cattivi, destra e sinistra perché secondo me il 25 aprile è la festa degli italiani. Va evitata questa divisione costante».

È il governo che sta dando un segnale di divisione, visto che alcuni ministri partecipano e altri no. Non crede?

«La divisione c'è dal momento che c'è qualcuno che vuole dire che quelli sono brutti e cattivi perché sono fascisti rispetto agli altri che dicono "no non siamo fascisti sono gli altri che sono comunisti". Noi siamo post ideologici: il 25 aprile è una festa degli italiani e crediamo che sia importante festeggiarla come tale».

Le opposizioni interveranno a sottolineare le divisioni nel governo…siete preparati?

«Ma quali sono le opposizioni? A noi manca l'opposizione in questo Paese. Questo è il problema. Ora manca un'opposizione sana che aiuti il Paese: di questo soffro particolarmente. In una dinamica politica, l'opposizione ha un ruolo fondamentale. Comunque ripeto, bisogna evitare le divisioni "buoni e cattivi, destra e sinistra". Il problema è anche che se quelli di sinistra non avessero pompato il 25 aprile…».

Pompato?

«I partiti di centrosinistra negli anni hanno cercato di appropriarsene. Non svelo di certo un segreto».

Da settimane è in corso uno scontro quotidiano tra Lega e 5 Stelle, prima su Roma poi sul sottosegretario Siri. Il senatore Morra ha detto che se Siri non dovette dimettersi, il governo può cadere. C'è questo rischio?

«Le schermaglie elettorali ci sono e secondo me bisogna abbassare i toni. Detto ciò, sulla mafia non si scherza e credo che anche il ministro dell'Interno sia consapevole che sulla mafia non si possono avere dubbi o mezze misure».

E quindi se Siri non si dimette?

«Iniziamo a discutere del tema. Adesso non ha più le deleghe (tolte dal ministro delle Infrastrutture Toninelli, ndr). Io vorrei che il mio ministro dell'Interno chiedesse a Siri di andare a chiarire immediatamente e di sospendersi finché non ha chiarito la sua posizione. Morra ha evidenziato un tema che esiste. Salvini è il ministro preposto a difendere il Paese dalla mafia. Non possiamo rischiare di sporcare l'immagine del governo: la mafia non deve essere tollerata da un esecutivo del cambiamento come il nostro».