Macron taglia l’insegnamento dell’italiano in Francia. Gli intellettuali: «Un fratricidio»

La riforma del governo francese prevede la riduzione dei posti messi in palio per i due concorsi istituzionali per accedere all’insegnamento della lingua italiana 

Scoppia l’indignazione dopo la decisione del presidente francese Macron di dimezzare le nuove assunzioni per l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole e nelle università. La riforma prevede la riduzione dei posti messi in palio sia per il Capes, sia per l’Aggrégation: i due concorsi istituzionali per accedere all’insegnamento. Questa notizia è stata diffusa qualche giorno prima del 2 maggio, quando il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella incontrerà Emmanuel Macron ad Amboise in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci. All’iniziativa ha risposto il presidente degli italianisti francesi nell’insegnamento superiore, Jean-Luc Nardone, affermando che l’insegnamento dell’italiano in Francia «rischia di deperire in maniera grave a causa delle scelte del governo». L’organizzazione ha lanciato online una petizione per ristabilire i posti a concorso, a cui hanno partecipato anche gli scrittori italiani Andrea Camilleri, Gianni Biondillo, Antonio Moresco; gli storici Luciano Canfora, Carlo Ginzburg; l’attrice Julie Gayet, compagna dell’ex presidente François Hollande, e molti altri. Sul quotidiano francese Le Monde, il collettivo di intellettuali ha protestato contro la riforma in un editoriale che denuncia «l’asfissia dell’insegnamento dell’italiano in Francia». Gli autori spiegano che la domanda degli insegnanti di lingua italiana nel settore secondario non fa che crescere e che sempre più studenti scelgono di iniziare a studiare la lingua all’università per non aver avuto l’occasione di studiarlo alle medie o al liceo. Ricordano che l’italia è il secondo partner commerciale della Francia, e che la conoscenza della lingua offre delle vere prospettive sul mercato del lavoro. Perché l’amicizia franco-italiana sia una realtà politica, perché il numero dei posti a concorso ritrovi la sua dignità nazionale, perché l’insegnamento dell’italiano sia sostenuto con dei mezzi specifici». Gli intellettuali definiscono la riforma il «sinistro fratricidio di Blanquer», con riferimento al ministro della cultura francese, e si chiedono: «Menzioneremo, il 2 maggio, che esistono degli interi dipartimenti francese dove nessuna scuola pubblica secondaria propone l’insegnamento dell’italiano? Celebreremo Leonardo da Vinci mentre disprezziamo la lingua di Dante, di Machiavelli, di Galileo, di Verdi o di Umberto Eco?» Lo stesso appello, pubblicato sul sito del giornale l’Humanité, era intitolato: «Bisognerebbe rimuovere la Gioconda dal Louvre?».