Europee 2019, Exit poll in Irlanda: moderati in testa, balzo dei Verdi

Secondo gli ultimi exit poll, gli irlandesi si sarebbero affidati ai partiti di centro. Ma a Dublino in particolare volano i Verdi

Dopo il Regno Unito (compresa quindi l’Irlanda del Nord) e l’Olanda, anche la Repubblica d’Irlanda è andata alle urne per le elezioni europee. Se i Paesi vicini non hanno reso noto gli exit poll e nel Regno Unito le elezioni europee sono passate in secondo piano a causa delle dimissioni di Theresa May, in Irlanda secondo i primi dati sarebbero in testa i moderati: il partito di centrodestra Finn Gael (Ppe) del premier Leo Varadkar e quello dei liberali Fianna Fail (Alde) di Michael Martin. Si parla inoltre di un exploit del partito dei Verdi.


Nel 2014 degli undici eurodeputati eletti all’europarlamento, la maggioranza (4) dei seggi era andata al partito di centrodestra Finn Gael, allora sotto la dirigenza di Enda Keddy. Secondi classificati invece il partito nazionalista di sinistra, Sinn Féin di Gerry Adams, figura di spicco nei trattati di pace tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica irlandese. Terzi classificati, con un solo seggio, il partito Fianna Fail (Alde) di Michael Martin. I rimanenti tre deputati sono attualmente nel parlamento nella veste di indipendenti.


Secondo gli exit poll diffusi dalla rete televisiva dalla tv Rte le novità sono sopratutto a sinistra. Il partito di Gerry Adams sarebbe calato di 3 punti al 12 percento, i labour sarebbero stabili ancora al 6 percento. Ma la vera sorpresa sono i Verdi che sarebbero cresciuti dall’1,6 percento al 9 percento.

Nella capitale irlandese, Dublino, i Verdi sarebbero addirittura primi, con ben 9 punti percentuali di distacco nei confronti del secondo partito, Finn Gael. I due partiti moderati, centrodestra e liberali, sono dati invece al 23%.

Il 24 maggio i cittadini irlandesi sono stati chiamati a votare non soltanto nelle elezioni europee, ma anche nelle elezioni locali e sul referendum sul divorzio. Per quanto riguarda il referendum – che dovrebbe facilitare il divorzio rivenendo l’obbligo attualmente previsto di almeno 4 anni di non coabitazione tra la coppia – il “si” avrebbe vinto con il ben 87 percento delle preferenze.

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