Europee, in Francia trionfa (di nuovo) l’estrema destra di Marine Le Pen

Il Rassemblement National di Marine Le Pen vince le elezioni europee. Con il 23,43% dei voti, la lista «Prendete il Potere» ha battuto alle elezioni europee quella capeggiata da Nathalie Loiseau e sostenuta da Emmanuel Macron, che si è fermata al 22,31%. Appena un punto percentuale di distanza, ma abbastanza per permettere a Le Pen di decretare la sconfitta di Macron e addirittura per chiedere al Presidente di sciogliere l’Assemblea Nazionale.


2014-2019: come cambiano i seggi francesi a Strasburgo

In questa votazione che ha visto un’affluenza fuori dal comune – circa il 52%, quasi 10 punti in più rispetto alle precedenti elezioni – la lista del ventitreenne Jordan Bardella, beniamino di Marine Le Pen, perde comunque due seggi a Bruxelles, passando da 24 a 22. La République en Marche di Macron passa invece da 0 a 21 seggi. Il partito è stato fondato nel 2016 e quindi non era rappresentato a Strasburgo.

Dure invece le perdite del Partito Socialista, che da 14 passa a 6 seggi. Il partito dell’ex Presidente François Hollande si salva per un soffio dalla debacle. Secondo i sondaggi correva il rischio di non raggiungere nemmeno il 5%. Male anche i conservatori Les Républicains, che perdono 13 seggi e passano da 20 a 7.

Il partito dell’ex Presidente Nicolas Sarkozy ha usato questa campagna europea, guidata dall’inaspettato savoir faire del capolista Xavier Bellamy, per riconquistare il favore del suo elettorato. I Verdi non smentiscono il loro successo europeo nemmeno in Francia, dove raddoppiano i sei seggi che occupavano a Strasburgo nella precedente legislatura.

Una punizione per Macron

«I francesi hanno chiaramente punito il Presidente stasera, e gli hanno dato una lezione di umiltà» ha affermato Jordan Bardella dopo la pubblicazione dei primi exit poll. «Stasera, sono lui e le sue politiche che sono state rifiutati». Bardella ha invocato la dissoluzione delle Camere perché «il presidente ha reso questo scrutinio un plebiscito».

Macron era entrato in campo in prima persona promettendo che avrebbe messo tutta la sua energia per evitare la vittoria del Rassemblement National. Il 10 maggio il Presidente ha attaccato in modo frontale il partito di Le Pen e il 17 ha fatto un bilancio dei lavori svolto dai lepenisti in Europa. Tutto questo dopo aver stilato un manifesto intitolato «Per un Rinascimento europeo», indirizzato ai cittadini, da cui ha tratto il nome la campagna della République en Marche per le Europee: «Renaissance».

Il ruolo dello scandalo Benalla e della protesta dei Gilet Gialli

Ma questa presa di posizione sembra averlo penalizzato. All’aumento dell’impegno di Macron è corrisposto un aumento dei consensi per il Rassemblement National, che ha capitalizzato il malcontento generato dallo scandalo Benalla (l’ex collaboratore di Macron, accusato di violenza su dei manifestanti) e quello dei gilet gialli, enfatizzando i temi sollevati dal movimento, come l’arroganza del Presidente, il suo «disprezzo verso il popolo». Pochi giorni prima del voto, la figlia di Jean-Marie Le Pen ha pubblicato il video che ritrae Macron che chiama i francesi «gallesi refrattari al cambiamento».

Dopo la performance debole al secondo dibattito delle presidenziali del 2017, che aveva fermato la sua corsa alla presidenza, Marine le Pen ora è tornata in sella.

Le Pen vince come nel 2014, ma con una percentuale inferiore

Anche se la lista sostenuta da Le Pen ha prevalso, il suo successo è stato meno marcato rispetto quello delle elezioni europee del 2014, quando si era aggiudicata il 25,4% dei voti, sancendo il declino del governo di François Hollande.

Si consolano, i macronisti, con questo piccolo margine, che permette loro di non parlare di «sconfitta» ma di «delusione». Edouard Philippe ha affermato: «Accolgo i risultati con umiltà. Quando si finisce secondi a un’elezione, non si può dire di averla vinta». Il primo ministro ha poi promesso nuovamente che si impegnerà di più per aiutare «i territori che si sentono dimenticati».

Non è però da escludere che dietro al contegno macronista non si nasconda una speranza dettata dal buonsenso. La storia francese insegna infatti che la correlazione tra la vittoria alle europee e il successo alle presidenziali non è scontata. Nel 2014 il Front National si era proclamato «primo partito di Francia» dopo la sua vittoria alle europee. Successo soffocato tre anni dopo dalla sconfitta alle presidenziali.

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