Stati Uniti, sparatoria negli uffici comunali: 13 morti, ucciso l’assalitore

«C’erano morti in ogni piano del palazzo». La strage negli uffici comunali dove lavorava il killer, un ingegnere di 40 anni

n trenta giorni, tre sparatorie: gli Stati Uniti continuano a vivere la paura della diffusione delle armi, senza per questo riuscire a emanciparsi da quello che, per gli americani, è un diritto costituzionale. Permane la facilità per un privato cittadino di mettere insieme un arsenale. Il 31 maggio, alle 16:00 locali (in Italia erano le 22:00), un uomo ha ammazzato 12 persone prima di essere sparato e ucciso lui stesso dalla polizia. Virginia Beach, nello Stato della Virginia. È una città di quasi mezzo milione di abitanti. L’assalitore, un 40enne del luogo, possedeva regolarmente un fucile e una pistola semiautomatica. Si chiamava DeWayne Craddock ed era un ingegnere che lavorava presso il Comune. In passato ha prestato servizio nelle Guardie Nazionali. Ha compiuto la strage in un edificio municipale della città.


Le prime dichiarazioni

«C’erano morti in ogni piano del palazzo», è stata la prima frase del capo della polizia, James Cervera. E poi ha aggiunto che «l’uccisione del killer ha scongiurato un bilancio ancora più grave». Le parole del sindaco, che verosimilmente conosceva l’attentatore, dipendente comunale nel dipartimento dei lavori pubblici, sono nette: «È il giorno più devastante della storia di Virginia Beach. È l’ora più buia»


Un mese infernale

È la terza sparatoria mortale negli Stati Uniti nell’ultimo mese. Lo scorso 30 aprile, sono stati ammazzati due studenti della University of North Carolina. Era l’ultimo giorno di lezione e un uomo è entrato in classe imbracciando un fucile. Quel giorno sono rimaste ferite quattro persone. Il 7 maggio, invece, la strage è avvenuta in un liceo. In Colorado, alla Stem School Highland Ranch, uno studente è stato ucciso e altri otto sono rimasti feriti in un assalto.

Sullo stesso tema