Cirinnà: «Questo governo non si occupa di diritti civili» – L’intervista

«Purtroppo il clima politico è peggiorato. Gli atteggiamenti di bullismo, omofobia e tutte le discriminazioni nei confronti delle diversità sono aumentati e peggiorati da quando c’è questo governo»

Era il 5 giugno 2016 quando entrava in vigore la legge sulle unioni civili. Da allora, oltre 10mila coppie ne hanno usufruito, una stima comunque non completa: gli ultimi dati ufficiali del ministero dell’Interno sono aggiornati a dicembre 2017. «Se da una parte l’Italia è diventata davvero inclusiva – spiega la senatrice del Pd Monica Cirinnà, firmataria della legge – dall’altra purtroppo il clima politico è peggiorato. Gli atteggiamenti di bullismo, omofobia e tutte le discriminazioni nei confronti delle diversità sono aumentate e peggiorate da quando c’è questo governo».


Senatrice, tre anni fa entrava in vigore la legge sulle unioni civili. È cambiato qualcosa in questi tre anni?


«In questi tre anni l’Italia è migliorata, l’Italia è cresciuta, un numero infinito di persone si è reso conto che la felicità degli altri non toglie diritti a nessuno, anzi li fa crescere».

Qual è il clima oggi?

«Il clima nei confronti di coppie di persone dello stesso sesso, delle famiglie arcobaleno, e in generale nei confronti delle persone Lgbt, è migliorato con questa legge. Perché finalmente queste persone esistono per lo Stato.

Quello Stato che li aveva abbandonati alla loro solitudine, quello Stato che non li riconosceva, quello Stato che non dava loro diritti, adesso li ha inclusi e li considera con la stessa dignità con cui considera tutti gli altri cittadini. Non sono più cittadini che avevano solo doveri e nessun diritto, adesso hanno pari diritti e doveri come tutti noi cittadini eterosessuali».

Dunque, dal punto di vista sociale le cose sono migliorate.

«Dal punto di vista sociale queste persone hanno migliorato il loro stato. Quella famosa norma del comma 20 – che in gergo giuridico noi chiamiamo la “norma di equivalenza” – ha dimostrato la sostanziale uguaglianza tra eterosessuali sposati come lo sono io e due uomini o due donne uniti civilmente. Questo concetto nel Paese è dilagato come un’onda positiva di uguaglianza. È dilagato nei contratti collettivi di lavoro, nei permessi della 104 e in tutte quelle norme in cui poteva essere applicato.

Quindi, da una parte in tre anni l’Italia è diventata davvero inclusiva, dall’altra purtroppo il clima politico è peggiorato. Perché abbiamo al governo due forze politiche che non avevano votato la legge, che non avrebbero fatto un passo per queste persone, nonostante le finzioni e le apparenze dei 5 Stelle. Devo dire, per lealtà nei confronti di chi ci legge, che non sono tornati indietro, ma non sono neanche andati avanti. In niente».

Gli episodi di intolleranza e discriminazione sono ancora una realtà frequente.

«Gli atteggiamenti di bullismo, l’omofobia, la misoginia, il femminicidio e tutte le discriminazioni nei confronti delle diversità sono aumentate e peggiorate da quando c’è questo governo. Ma non solo perché sono colpiti gay e lesbiche con omofobia o lesbofobia, sono colpite le donne con continui e costanti attacchi sessisti, sono colpiti i diversamente abili. Tutto ciò che è una diversità per questo governo non esiste. Va nascosto, va cancellato, tenuto sotto l’ombra della bigotteria e del moralismo. Il congresso delle famiglie di Verona ne è stata la prova».

Dunque questa legge oggi non sarebbe passata?

«No, questo va detto con fermezza. Noi abbiamo al governo due partiti di destra, chiunque ritenga che il Movimento 5 Stelle sia anche lontanamente un partito di sinistra sbaglia perché il M5S nella scorsa legislatura non ha votato nessuna norma sui diritti. Non ha votato il divorzio breve, le unioni civili, il caporalato, non ha votato nessuna legge sui diritti. Quindi non è un partito di sinistra».

E quell’apertura che i 5 Stelle hanno dimostrato in concomitanza con il congresso delle famiglie di Verona?

«Era meramente elettoralistica, serviva a cercare qualche voto in vista delle Europee. E, come vedete, i cittadini che hanno a cuore i diritti non li hanno comunque votati. Perché 6 milioni di voti che ha perso Di Maio e il suo partito sono stati persi anche perché sono loro i primi responsabili del dilagare della Lega.

Sono loro che sorreggono alla Lega tutte le poltrone e tutte le peggiori scelte, sono loro che hanno votato per salvare Salvini sulla partita della Diciotti, sono loro che hanno votato come presidente della commissione Diritti umani in Senato una leghista che ha paralizzato quella commissione. La commissione diritti umani del Senato non si occupa di niente. Si vada a vedere l’ordine dei lavori e delle convocazioni: lo zero assoluto».

In che direzione deve ancora andare l’impegno per i diritti civili, servono altre leggi?

«Prima di tutto bisogna capire che i diritti civili vanno tenuti legati strettamente a doppio filo ai diritti sociali. Non possiamo continuare a fare la distinzione per cui chi si occupa di diritti civili è un radical chic, uno snobbone, molto lontano da chi si occupa di diritti sociali, degli operai e dei poveri in questo Paese. Perché un precario della Fiat di Cassino se è anche gay è ancora più discriminato rispetto all’operaio sfigato della Fiat di Cassino.

Questo per dire che noi non dobbiamo cadere in questo errore. E quando dico noi mi riferisco in primis al mio partito. Io vorrei che il mio partito avesse coraggio su questi temi. Primo tra tutti quello dell’uguaglianza sociale, della pari dignità, e dell’equità sociale. Su questo il Pd deve parlare chiaro e con coraggio.

Tanto si è capito che il voto al centro non esiste più e che chi più strilla più ottiene, chi più parla chiaro più ottiene, chi si fa capire più ottiene. I cittadini devono sapere che c’è un solo grande partito di sinistra in Italia che si occupa dell’uguaglianza sociale, con coraggio e radicalità. Noi recupereremo solo in questo modo».

Sarà al Pride è di Roma sabato?

«Sarò al pride come ogni anno perché è il pride della mia città, ma sarò anche al pride di Milano e sarò al pride della Regione Toscana che è la mia regione di adozione. E poi sarò all’ultimo pride che è sempre quello più importante in cui si tirano le somme che è il pride di Sorrento alla fine di settembre.

C’è bisogno di essere ai pride come eterosessuali, c’è bisogno di essere ai pride come dirigenti di partito come lo sono io, c’è bisogno di essere ai pride soprattutto nei piccoli centri dove deve ancora crescere la coscienza sociale e nel Sud Italia. Io penso che una militante come me non possa sottrarsi. Sono felice che il mio partito con Nicola Zingaretti abbia dato l’adesione a tutti i pride italiani. Questa è una buonissima notizia».

Quale appello si sente di fare a tre anni dall’approvazione della legge sulle unioni civili?

«Sperando di andare presto a votare, io spero di tornare al governo di questo Paese per ottenere la piena uguaglianza che è quella del matrimonio egualitario, che è quella dell’adozione per tutti, che è quella del riconoscimento dei figli alla nascita.

Come diceva Martin Luther King, quando non esisterà più il razzismo io sarò inutile. Quando avremo i matrimoni egualitari Monica Cirinnà sarà inutile. E io spero presto di diventare inutile. Perché quando avremmo ottenuto l’uguaglianza piena dell’articolo 3 della Costituzione non staremo più a fare distinzioni tra matrimoni e unioni civili e tra tutte le altre cose che veicolano ancora differenze.

Ma questo vale per tutti i campi. Si pensi semplicemente alla disparità salariale a parità di mansioni tra uomini e donne. Questa è la vera scommessa che il Pd forte e coraggioso in modo radicale deve portare avanti. Io di questo voglio parlare».

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