Noa, la migliore amica: «Lottavamo contro la stessa malattia, la sua ferita era inguaribile»

«Mi batterò perché la sua morte non sia inutile, la vita vale più dei nostri traumi e della depressione»

Parla la migliore amica di Noa, la ragazza che si è lasciata andare fino alla morte, che si è rifiutata di alimentarsi e che è morta di fame e di sete. Non, dunque, per l’eutanasia ma per una scelta dolorosa e intima: non ce la faceva più, la depressione e l’anoressia avevano trasformato la sua vita in un inferno.


«La sua ferita era inguaribile, ma non ho mai pensato che Noa non ce l’avrebbe fatta», ha dichiarato la sua migliore amica (che ha chiesto di rimanere anonima) al quotidiano La Stampa.


«Lottavamo contro la stessa malattia»

L’amica era andata a trovarla a casa, per starle accanto fino all’ultimo. Le due, infatti, si erano conosciute in terapia e da quel momento erano diventate inseparabili. «Lottavamo contro la stessa malattia. Le ho detto che le volevo un bene dell’anima e che volevo vederla in pace, abbiamo riso della nostra ultima piccola vacanza, due settimane fa», ha raccontato.

Le sofferenze di Noa

Noa non voleva più vivere (aveva chiesto persino l’autorizzazione all’eutanasia che, però, le era stata negata): «Entro dieci giorni al massimo morirò, dopo anni di battaglie sono prosciugata» scriveva sui social.

Le sofferenze di Noa scaturiscono da presunte violenze subite all’età di 11 anni durante la festa di una compagna di scuola e poi a una festa per adolescenti. All’età di 14 anni, invece, ha subito un’aggressione e una violenza in strada da parte di due uomini.

«Mi batterò perché la sua morte non sia inutile, la vita vale più dei nostri traumi e della depressione», ha concluso la sua migliore amica.

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