Chi è Luigi Patronaggio, il pm che fa infuriare Matteo Salvini

Il procuratore di Agrigento ha autorizzato lo sbarco dei migranti a bordo della Sea Watch. Un annuncio arrivato al ministro dell’Interno in diretta tv. Ecco chi è il procuratore che lo scorso agosto ha indagato Salvini per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

Questa volta lo smacco è arrivato in diretta tv. In collegamento con il programma Non è l’Arena, il ministro dell’Interno ha appreso dello sbarco dei migranti dalla Sea Watch. Una circolare, letta dal presentatore Massimo Giletti al vicepremier della Lega: «La Guardia di Finanza di Palermo e la Guardia Costiera di Lampedusa hanno eseguito nel pomeriggio di oggi il sequestro probatorio della nave della ong Sea Watch 3 per violazione dell’art. 12 T. U. Immigrazione ponendo il mezzo navale a disposizione di questa Procura che ne ha disposto, previo sbarco dei migranti, il trasferimento sotto scorta nel porto di Licata». A renderlo noto è stato il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio.


La risposta di Matteo Salvini

ANSA/LA7 | Il ministro dell’interno Matteo Salvini durante la diretta tv nella trasmissione “Non è l’arena” su LA7 assiste allo sbarco dei migranti dalla nave Sea Watch 3 a Roma, 19 maggio 2019.

Una vecchia conoscenza di Matteo Salvini. Il ministro dell’Interno fa subito notare che si tratta dello stesso procuratore che aveva deciso di aprire il fascicolo sul caso Diciotti. «Questo procuratore mi ha indagato per sequestro di persona», sottolinea Salvini. «Prendo atto delle sue parole e approfondiremo la possibilità di denunciarlo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». Risponde così il ministro dell’Interno alla notizia dello sbarco dei 47 a bordo dell’imbarcazione della Ong. Ancora una volta è scontro tra il Viminale e la Magistratura a tre mesi dal voto sul caso Diciotti e il leader del Carroccio controbatte infuriato: «Se questo procuratore vuole fare il ministro dell’Interno si candidi alle prossime elezioni».


Da Palermo ad Agrigento

Ancora una volta il nome di Luigi Patronaggio torna a intralciare i piani del ministro dell’Interno. Ma chi è il procuratore che per la seconda volta ha fatto infuriare il vicepremier della Lega? Giovanni Falcone e Paolo Borsellino gli «amici dell’ultima ora». Così li aveva definiti il sostituto procuratore di Palermo che li aveva incontrati poco prima delle stragi di Capaci e via d’Amelio. Fu proprio Luigi Patronaggio a indagare su Rino Nicolosi, il presidente della Regione poi morto di cancro. E fu sempre lui a condurre le indagini per la morte di don Pino Puglisi nonché a chiedere la condanna per il cofondatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri. Nel 1996 lascia Palermo dopo quattro anni a causa di un allontanamento sempre maggiore tra la magistratura e la società civile. La carica e unità emotiva per le morti di Falcone e Borsellino si stava esaurendo. Arrivato ad Agrigento lavora come presidente dell’uffico Gip-gup e diverse indagini per mafia lo portano a Mistretta, Palermo e Trapani.

La questione immigrazione

Nella città dei templi ci ritorna due anni fa e per il suo insediamento, ad accompagnarlo c’è il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato. Da subito emerge la sua idea di giustizia e il suo nome è fin da subito accostato al tema dell’immigrazione. «In un’area di frontiera come Agrigento, e quindi Lampedusa, bisogna fare i conti con il fenomeno dei migranti tenendo conto che si tratta di persone costrette a lasciare con dolore terra e affetti, a fuggire da guerra e miseria». «Non bisogna considerarli nemici», aveva dichiarato il Procuratore all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2018.

Il caso Diciotti

Una carriera dedicata a combattere la mafia e poi l’arrivo del caso Diciotti. Lo scorso agosto Luigi Patronaggio apre un fascicolo di indagine a carico del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Una decisione per cui il magistrato è stato oggetto di molti attacchi sul web da parte di chi lo accusava di essere vicino alle idee di Matteo Renzi e di aver indagato Salvini per motivi politici. «Denunciamo il magistrato Luigi Patronaggio per attentato ai diritti politici», scriveva così l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno su Facebook. Poco dopo l’annuncio dell’apertura del fascicolo era stato lo stesso vicepremier su Facebook a mandare una frecciatina all’uomo della Magistratura: «Sempre più determinato a difendere gli italiani, un brindisi a chi indaga, insulta o ci vuole male!».

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