La morte di Mariam, condannate le bulle che la picchiarono. Il papà: «Sentenza vergognosa»

Il procuratore ha motivato la sentenza con l’impossibilità di collegare la morte al pestaggio

Una condanna a otto mesi. È questa la pena inflitta a Mariah Fraser, con una sentenza della Corte di Nottingham, la ragazza di 20 anni ritenuta responsabile del pestaggio avvenuto il 20 febbraio 2018 ai danni di Mariam Moustafa, l’universitaria di Ostia che si era trasferita in Inghilterra per studiare ingegneria. Britania Hunter, invece, la diciottenne che era in compagnia della Fraser e che ha partecipato attivamente al gesto, sconterà dodici mesi in una comunità. Le altre quattro ragazze, che hanno filmato la rissa, restano in attesa di un verdetto. Il padre di Mariam, Athem, continua a interrogarsi sulle ragioni che hanno portato la Corte di Nottingham a comminare una pena simile: «Se quelle ragazze non avessero picchiato mia figlia, Mariam sarebbe ancora viva», ha detto in un’intervista al Corriere della Sera, «la sentenza è vergognosa. Questa non è giustizia e questo Paese non è in grado di proteggere la mia famiglia». Pene irrisorie che il procuratore Luke Blackburn ha giustificato con l’impossibilità da parte dei medici legali di collegare la morte della giovane donna al pestaggio di cui è stata vittima, pur riconoscendo «un comportamento disgustoso in virtù del fatto che il pestaggio fu ripreso e condiviso sui social».


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