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«L’idea liberale è diventata obsoleta»: storica intervista di Putin al Financial Times

28 Giugno 2019 - 00:27 Redazione
Intervistato dal Financial Times, il presidente russo elogia i movimenti populisti e attacca i governi liberali, accusandoli di aver aperto le porte a un multiculturalismo insensato e rigettato dalla stragrande maggioranza delle persone

«L’approccio liberale è obsoleto ed è entrato in conflitto con gli interessi della maggior parte delle persone». A parlare, in una storica intervista al Financial Times, è Vladimir Putin. Intervistato alla vigilia del G20 che si terrà a Osaka, in Giappone, il presidente russo conferma il suo ruolo di mentore per i movimenti populisti di tutto il mondo e accusa i governi “liberali” di aver aperto le porte a un insensato multiculturalismo, bocciato dalla stragrande maggioranza delle persone. Secondo Putin, la fine delle politiche liberiste è coincisa con l’ascesa di politici come Donald Trump negli Usa o con la vittoria del “leave” al referendum sulla Brexit. «I liberali – dice – non possono più permettersi di dettare le regole come hanno fatto negli ultimi decenni». E il motivo è semplice: «L’ideologia liberale non è più di moda perché la maggior parte delle persone si è rivoltata contro l’immigrazione, contro l’apertura dei confini e il multiculturalismo».

È per questo – spiega Putin – che la politica di Trump va preferita a quella di Angela Merkel: secondo Putin, la cancelliera tedesca ha sbagliato ad accogliere più di un milione di rifugiati, soprattutto siriani, mentre Trump, pur avendo usato le maniere forti, forse troppo forti, doveva necessariamente fare qualcosa contro l’arrivo dei migranti dal Messico. «Quei migranti potrebbero uccidere, violentare e restare impuniti, perché i loro diritti – in quanto migranti – devono essere protetti. Ma ogni crimine – spiega Putin – deve essere perseguito». Nell’intervista, Putin difende la Russia dalle accuse di omofobia («Noi non abbiamo alcun problema con la comunità LGBT», dice) ma accusa i governi di impronta liberale di non aver rassicurato i propri cittadini, abbracciando un insensato multiculturalismo e, tra le altre cose, la diversità di genere. «Non dobbiamo permettere – dice Putin – che siano messe in ombra la cultura, le tradizioni e i valori familiari tradizionali di milioni di persone che costituiscono la popolazione principale».

«Trump? ha talento. Le interferenze russe negli Usa? Mitologia»

Barbel ha chiesto a Putin se il fatto che Trump sia molti critico nei confronti degli alleati europei possa avvantaggiare la Russia: «Trump – esordisce Putin – non è un politico in carriera ma ha una precisa visione del mondo e degli interessi nazionali degli Stati Uniti. Spesso i suoi metodi non mi piacciono, ma sapete cosa penso? Penso che sia una persona di talento e che sappia molto bene ciò che i suoi elettori si aspettano da lui». Secondo il capo del Cremlino, la vittoria di Trump non è il frutto di «mitologiche interferenze russe», ma della capacità del presidente americano di saper prevedere le esigenze dei cittadini e assecondarle: «La classe media – spiega Putin – non ha tratto beneficio dalla globalizzazione. Trump questo l’ha capito e l’ha usato nella sua campagna elettorale».

«Quando c’era la guerra fredda tutti seguivano delle regole»

In un passaggio dell’intervista, il giornalista Lionel Barber chiede a Putin se non creda che ora il mondo sia più frammentato. «Certo – risponde Putin -perché durante la Guerra Fredda, il problema era la Guerra Fredda, ma tutti si attenevano a delle regole o quantomeno cercavano di seguirle. Ora sembra che non ci siano più regole, il mondo è diventato più frammentato e meno prevedibile e questa è la cosa peggiore.

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