Alabama, le sparano e perde il bimbo, ma viene arrestata con l’accusa di omicidio: ecco perché

Per il momento il caso rimane aperto nonostante l’accusa della giuria, ma potrebbe stabilire un precedente pericoloso per quanto riguarda i diritti delle donne incinte

Lo stato americano dell’Alabama torna a far parlare di sé dopo la legge sull’aborto per un procedimento penale a carico di una donna incinta accusata di omicidio colposo nei confronti del suo feto, morto durante un attacco violento da parte di terzi.


Durante il processo in un tribunale di Jefferson County, la giuria ha accusato una giovane donna di 28 anni, Marshae Jones, di aver «intenzionalmente causato la morte di sua figlia», provocando un alterco con un’altra giovane donna di 23 anni, Ebony Jemison, sull’identità del padre.


Durante l’accaduto, Jemison avrebbe sparato a Jones nello stomaco, ferendo mortalmente il feto. Ma per i membri della giuria si sarebbe trattato di un semplice tentativo di auto-difesa, quindi perfettamente legale. Aberrante e criminale invece, sempre secondo la giuria, il comportamento di Jones, già madre di una bambina.

Per il momento l’ufficio della procuratrice distrettuale Lynneice O. Washington fa sapere che non è ancora stato deciso se procedere con il processo nei confronti di Jones. La sua assistente ha diffuso un comunicato in cui esprime le condoglianze per entrambe le famiglie.

Il caso, che rimane aperto, potrebbe stabilire un precedente pericoloso per quanto riguarda i diritti delle donne in stato di gravidanza, già oggetto di misure restrittive in materia di aborto. Secondo Lynn Paltrow, direttrice di National Advocates for Pregnant Women, «è stata varcata una nuova soglia di disumanità e di illegalità nei confronti delle donne», essendo impensabile criminalizzare una vittima di violenze.

L’Alabama è uno dei pochi Stati americani ad applicare leggi sull’omicidio anche ai feti. Il timore degli attivisti è che una legge del 2006 che permette un processo per omicidio nei casi in cui viene ucciso un feto – introdotta con l’obiettivo di indurire le pene nei confronti di chi commette violenze contro donne incinte – possa finire, paradossalmente, per penalizzare le persone che si proponeva di proteggere.

Leggi anche: