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È ufficiale: l’Alabama avrà la legge anti-aborto più dura degli Stati Uniti

15 Maggio 2019 - 08:51 Redazione
I legislatori in vari stati Usa stanno tentando di irrigidire le regole sull'aborto, galvanizzati dal sostegno di Donald Trump e dalla presenza di Brett Kavanaugh - nominato da questa amministrazione - alla Corte Suprema. L'ultimo caso, il più eclatante, riguarda lo stato di Rosa Parks, la paladina delle battaglie per i diritti civili degli anni '60

Adesso è ufficiale: il movimento anti-abortista ha portato a casa un risultato storico nello stato americano dell’Alabama. Non si tratta semplicemente di un irrigidimento ulteriormente delle regole sull’aborto – come è avvenuto nel vicino stato della Georgia dove il Governatore ha firmato una legge che impedisce l’aborto dopo la sesta settimana di vita del feto – ma di abolirlo del tutto, dalla concezione in poi. In ogni caso, anche in quelli di incesto e di stupro, tranne qualora la vita della madre sia in pericolo.

La proposta di legge, già approvata dal Senato dell’Alabama, è stata firmata dalla Governatrice 74enne dell’Alabama Kay Ivey, la quale, in un comunicato ufficiale, ha dichiarato che il “Decreto per la protezione della vita umana” (Alabama Human Life Protection Act) «per i suoi tanti sostenitori rappresenta una forte testimonianza della fede profonda di molti cittadini dall’Alabama i quali credono che ogni vita sia preziosa e un dono di Dio».

Gli oppositori sostengono che la nuova legge porterà semplicemente a un aumento degli aborti clandestini e degli arresti. Per i medici che si prestano, clandestinamente, a tali operazioni sono previsti fino a 99 anni di carcere. La legge probabilmente verrà contestata a livello Federale: come ha dichiarato la Governatrice, è giunta l’ora di chiedere alla Corte Suprema di rivedere quanto decretato in passato con la sentenza del 1973 – nota come Roe v. Wade – che de-criminalizzò l’aborto.

Roe v. Wade prevede il diritto all’aborto fino alla 24esima settimana, che dovrebbe corrispondere a una fase di sviluppo in cui il feto è in grado di sopravvivere fuori dal grembo della madre. Nonostante questo, negli ultimi mesi diversi Stati americani si sono avvalsi della propria autonomia legislativa per avanzare leggi che propongono nuove regole. La nomina del giudice Brett Kavanaugh alla Corte Suprema, avvenuta durante l’amministrazione Trump, ha spostato gli equilibri a favore delle lobby e dei movimenti pro-vita.

L’Alabama e la Georgia sono soltanto i casi più recenti. Nel Mississippi una legge simile – la heartbeat bill – firmata dal Governatore della Georgia, vieta l’aborto dopo la sesta settimana di vita, ovvero dopo che il feto ha sviluppato un battito cardiaco. La legge è stata approvata dallo Stato per poi essere bloccata per via giudiziaria. Lo stesso è avvenuto nel Kentucky e nell’Iowa. Sono circa una decina gli altri Stati americani dove attualmente si dibattono proposte simili, espressione del nuovo impeto del movimento anti-abortista.

Un impeto dovuto anche alla presenza di Donald Trump alla Casa Bianca. Il presidente americano si è più volte espresso a favore dei movimenti pro-vita e anti-abortisti. Si tratta però di una battaglia condivisa da diversi esponenti della destra americana e del partito repubblicano, come lo sfidante di Donald Trump nel 2016, Ted Cruz: figure profondamente religiose e vicini ai movimenti cristiani più intransigenti, soprattutto in materia di aborto.

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