La California è il primo Stato Usa a richiedere il servizio di aborto farmacologico nelle università pubbliche

La misura entrerebbe in vigore nel 2023 e potrebbe interessare oltre 400mila giovani donne, ma mancano ancora oltre 10 milioni di dollari per poterla realizzare

Mentre in diversi Stati Usa, i governatori tentano di aumentare le restrizioni sulle pratiche abortive, o rendere l’aborto – de facto – illegale (pratiche note ai più con l’appellativo di «heartbeat bill»), la California va in direzione opposta e diventa il primo Stato americano a rendere obbligatorio il servizio di aborto farmacologico nelle università dello Stato.


Secondo la nuova legge, firmata dal governatore Gavin Newman, le studentesse di 11 campus della University of California e di 23 campus della California State University potranno usufruire del servizio in modo gratuito in caso di necessità. La misura interesserebbe potenzialmente oltre 400mila studentesse degli atenei californiani.

Come funziona l’aborto farmacologico

L’aborto farmacologico consta nell’assunzione di due pillole da assumere nelle prime 10 settimane di gravidanza per indurre l’aborto. 

Questa tipologia di interruzione volontaria di gravidanza non prevede un intervento chirurgico, è diversa dalla pillola del giorno dopo (che viene assunta come contraccettivo di emergenza, tra le 72 e le 120 ore dopo il rapporto a rischio a seconda del farmaco) e nel 2017 è stata scelta – secondo le stime del Guttmacher Institute – nel 39% dei casi di aborto negli Stati Uniti. 

La Food and Drug Administration (l’ente governativo degli Stati Uniti che regolamenta e certifica prodotti alimentari e farmaceutici) ha assicurato che la procedura è sicura ed efficace, e che le eventuali complicanze si manifestano solo in casi molto rari.

L’ostacolo dei costi

La misura dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2023, ma saranno necessari investimenti per 10,3 milioni di dollari, essenziali affinché tale servizio possa essere introdotto nelle università californiane.

Tali cifre comprenderebbero i costi di formazione del personale, le attrezzature, i farmaci, nonché il miglioramento delle strutture e della sicurezza degli ambulatori universitari. 

E mentre il governatore californiano Newsom ribadisce la propria convinzione sulla correttezza della misura che «amplia l’accesso alle cure e ribadisce il diritto di scelta delle donne», le associazioni anti-abortiste annunciano battaglia.

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