Sea Watch, Carola Rackete interrogata dai pm di Agrigento: «Io ho chiarito, ora tocca a Ue agire»
È durato poco meno di quattro ore l’interrogatorio di Carola Rackete, l’ex capitana della nave Sea Watch 3 indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e disobbedienza a nave da guerra.
In Aula con Rackete i suoi avvocati Leonardo Marino e Alessandro Gamberini, mentre ad aspettarla fuori anche la portavoce della Sea Watch, Giorgia Linardi, insieme ad altri membri della Ong tedesca.
«Sono stata molto contenta di avere avuto l’opportunità di spiegare tutti i dettagli del salvataggio. Spero che la Commissione europea dopo l’elezione del nuovo Parlamento faccia del suo meglio per evitare queste situazioni e che tutti i Paesi accettino le persone salvate dalle flotte di navi civili», ha detto Carola, parlando con i giornalisti dopo l’interrogatorio. E a chi le ha chiesto cosa pensa di Matteo Salvini, ha risposto: «Niente».
«Carola è libera, non è stato convalidato alcun arresto, se vuole può tornare in Germania», ha detto il legale Alessandro Gamberini, parlando con i giornalisti. E ha specificato: «Lei non è più capitana della Sea Watch, c’è stato un cambio di equipaggio. Del resto, fa anche altro nella vita». Per il legale «non ci sono dubbi che la nave si trovasse in uno stato di necessità» quando ha forzato il blocco.
L’arrivo in Tribunale
A condurre l’interrogatorio il procuratore aggiunto Salvatore Vella. L’ex capitana è arrivata nel tribunale di Agrigento questa mattina, 18 luglio, verso le 9.45. Rackete è andata dritta in Aula, senza fermarsi a parlare con i cronisti.
Intanto davanti al tribunale di Agrigento ha avuto luogo un sit-in di solidarietà a Carola Rackete. «Salvare vite in mare non è reato», è scritto su uno degli striscioni esposti davanti alla porta d’ingresso del Palazzo di Giustizia. «Benvenuta, Carola!», ha gridato invece una donna davanti al Tribunale al momento dell’arrivo dell’ex capitana. Amnesty International ha chiesto il ritiro delle accuse.
L’indagine
Rackete è indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e disobbedienza a nave da guerra dopo aver forzato, lo scorso 29 giugno, il divieto di ingresso, transito e sosta nel mare territoriale nazionale imposto da Matteo Salvini. Il 2 luglio scorso il gip Alessandra Vella non aveva convalidato l’arresto di Rackete.
Per il giudice delle indagini preliminari, Carola non avrebbe compiuto alcun reato di resistenza a nave da guerra in quanto la motovedetta della Finanza speronata dall’imbarcazione della Ong non è da considerarsi «una nave da guerra».
Leggi anche:
- Il capitano della Sea Watch diventa “Santa Carola protettrice dei rifugiati”: in braccio un bimbo nero
- «Ecco perché Carola Rackete doveva restare in carcere». Le motivazioni dei pm al ricorso in Cassazione
- Carola Rackete cittadina onoraria di Lampedusa: la proposta dai dem dell’isola, la risposta del sindaco
- Carola Rackete: «Salvini? Cancelli le bugie su di me». E racconta la sua versione sul presunto «speronamento»