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Sea Watch, il gip non convalida arresto: Carola Rackete è libera

02 Luglio 2019 - 13:23 Redazione
Per la gip di Agrigento, Alessandra Vella «il dl sicurezza bis non è applicabile alle azioni di salvataggio quanto riferibile solo alle condotte degli scafisti»

Carola Rackete è libera. La gip di Agrigento, Alessandra Vella, non ha convalidato l’arresto della capitana della Sea Watch accusata di non aver rispettato l’alt della Guardia di Finanza e di averla “speronata” durante la manovra di attracco. La gip ha ritenuto anche che «il decreto sicurezza bis non è applicabile alle azioni di salvataggio in quanto riferibile solo alle condotte degli scafisti».

Per la giudice delle indagini preliminari, Carola non avrebbe compiuto alcun reato di resistenza a nave da guerra in quanto la motovedetta della Finanza speronata dall’imbarcazione della ong non è da considerarsi «una nave da guerra».

Cade anche l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale perché la capitana avrebbe agito «in adempimento di un dovere». Per tutte queste ragioni, la gip ha deciso di non prendere contro la capitana alcuna misura cautelare.

Il provvedimento della gip di Agrigento «ripristina il primato delle indagini rispetto a quello della forza», dicono i legali di Sea Watch Alessandro Gamberini, Salvatore Tesoriero e Leonardo Marino in una nota diffusa dalla ong in serata. «Si era detto che la forza l’aveva usata Carola Rackete e su questo si era disposto il suo arresto: non è così».

Come spiega la gip nel suo provvedimento di non convalida dell’arresto, «il diritto stava dalla parte della comandante. Il Giudice, attraverso il richiamo a norme internazionali cogenti, dimostra l’illegittimità vuoi della pretesa di chiudere i porti da parte del ministro degli Interni, vuoi del divieto finale di attracco della Sea Watch dopo 15 giorni di attesa, così ripristinando l’equilibrio dei valori la prevalenza dell’incolumità della vita umana rispetto all’arbitrarietà di scelte operate solo per motivi propagandistici».

La rabbia di Salvini: «Mi vergogno per i magistrati»

«Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Guardia di Finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera. Nessun problema: per la comandante criminale Carola Rackete è pronto un provvedimento per rispedirla nel suo Paese perché pericolosa per la sicurezza nazionale», ha commentato Matteo Salvini.

E poi Salvini ha aggiunto parole ancora più dure: «Non ho parole. Cosa bisogna fare per finire in galera in Italia? Mi vergogno di chi permette che in questo paese arriva il primo delinquente dall’estero e disubbidisce alle leggi e mette a rischio la vita dei militari che fanno il loro lavoro. Se stasera una pattuglia intima l’alt su una strada italiana, chiunque è tenuto a tirare diritto e speronare un’auto della polizia. Pessimo segnale, signor giudice».

«Sorprende la scarcerazione di Carola Rakete. Io ribadisco la mia vicinanza alla Guardia di Finanza in questo caso. Ad ogni modo il tema è la confisca immediata della imbarcazione. Se confischiamo subito la prossima volta non possono tornare in mare e provocare il nostro Paese e le nostre leggi», dice Luigi Di Maio.

Prefetto firma provvedimento di allontanamento

Il prefetto di Agrigento Dario Caputo ha firmato in serata il provvedimento di allontanamento dall’Italia di Carola.

In un primo momento la Prefettura aveva temporeggiato sulla firma, con l’intenzione di aspettare l’interrogatorio di Carola previsto per il 9 luglio sull’altro filone della vicenda, in cui la capitana è indagata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Ma poi il prefetto, che è stato in diretto contatto con il Viminale per tutta la serata, ha deciso di porre la firma sul provvedimento, che però dovrà essere convalidato dal giudice.

Patronaggio: «Decisione gip sconta tensioni politiche»

«La richiesta di convalida dell’arresto di Carola Rackete è stata respinta: si evince quanto sia difficile muoversi in una materia che sconta forti tensioni politiche in cui qualsiasi decisione uno prenda ha sempre paura di sbagliare», ha detto il procuratore Patronaggio che aveva chiesto al gip la convalida degli arresti domiciliari per Carola e il divieto di dimora sul territorio della provincia di Agrigento.

«La nostra Carola è libera», ha twittato la ong Sea Watch.

L’accusa

Secondo il pm della procura di Agrigento, Luigi Patronaggio, la capitana della Sea Watch3 non si sarebbe trovata in uno stato di necessità per forzare il blocco delle autorità.

I reati contestati da Patronaggio per l’episodio dello speronamento, avvenuto in flagranza, erano di resistenza a nave da guerra (reato 1100 del codice della navigazione) e resistenza a pubblico ufficiale (reato 337 del codice penale).

«Non volevo colpire la motovedetta della Guardia di Finanza», aveva detto Rackete rispondendo alla gip Vella. «Credevo che si spostasse e me la sono trovata davanti. Non era mia intenzione colpirli».

La difesa

Leonardo Marino, legale difensore di Rackete, aveva spiegato che la capitana della SeaWatch3 «ha agito in uno stato di necessità e non aveva alcuna intenzione di usare violenza nei confronti degli uomini delle Fiamme Gialle. La mia assistita ha cercato in ogni modo di evitare questo epilogo – ha detto l’avvocato Marino – ma non poteva attendere oltre, la situazione a bordo della nave era drammatica».

Secondo Patronaggio, oltre a non sussistere lo stato di necessità, Rackete avrebbe urtato di proposito la motovedetta della guardia di Finanza: «È stata valutata negativamente, in maniera volontaria, la manovra effettuata con i motori laterali della Sea Watch che ha prodotto lo schiacciamento della motovedetta della Guardia di finanza verso la banchina. Questo atto è stato ritenuto, da noi, fatto con coscienza e volontà».

Il contesto

Dopo aver atteso 17 giorni in mare, la capitana della SeaWatch3 ha portato sulle rive di Lampedusa 40 migranti salvati in acque internazionali. Nel farlo ha forzato il divieto di ingresso imposto dalla nave del Ministero dell’Interno, violando l’alt di una motovedetta della Guardia di Finanza.

Nei movimenti di ingresso nelle acque italiane e nel porto di Lampedusa, la nave si è scontrata contro quella della Finanza. Al momento dell’approdo la comandante è stata scortata via dall’isola e tenuta in fermo in attesa della decisione del gip.

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