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Il gip non decide su Carola, la capitana resta ai domiciliari fino a domani. Il pm Patronaggio: «Voluto l’impatto con la Finanza»

01 Luglio 2019 - 18:40 Redazione
La capitana della nave risponde dei reati di rifiuto di obbedienza a nave da guerra e navigazione in zone vietate. Per la Procura, non ha forzato il blocco per necessità

È durata tre ore l’udienza di convalida della comandante della Sea Watch 3, Carola Rackete, che è stata interrogata in aula ad Agrigento dal gip Alessandra Vella. La decisione del giudice arriverà entro domani sera, 2 luglio. La Procura di Agrigento ha chiesto la convalida l’arresto della capitana e il divieto di dimora nella provincia di Agrigento.

Secondo il pm Luigi Patronaggio, «non c’era lo stato di necessità» per forzare il blocco della guardia di Finanza, come dichiarato invece dalla capitana. E sempre per il pubblico ministero Carola avrebbe urtato di proposito la motovedetta della stessa Finanza.

L’interrogatorio

La comandante della Sea Watch 3, Carola Rackete, era arrivata alle 15.30 scortata dalla Guardia di Finanza al palazzo di giustizia di Agrigento per l’udienza di convalida dell’arresto, effettuato sabato dalla stessa Gdf.

La Procura di Agrigento, con in testa Luigi Patronaggio e l’aggiunto Salvatore Vella, ha chiesto la convalida per i reati 1100 del codice della navigazione che è resistenza a nave da guerra e 337 del codice penale, resistenza a pubblico ufficiale.

Come anticipato dall’avvocato difensore Leonardo Marino, Rackete ha risposto a tutte le domande del giudice. «La signora Rackete ha agito in uno stato di necessità e non aveva alcuna intenzione di usare violenza nei confronti degli uomini delle Fiamme Gialle. La mia assistita ha cercato in ogni modo di evitare questo epilogo – ha detto l’avvocato Leonardo Marino, uno dei difensori – ma non poteva attendere oltre, la situazione a bordo della nave era drammatica».

Il questore di Agrigento, nel frattempo, ha aperto un’inchiesta interna per scoprire chi abbia diffuso la fotografia che ritraeva la capitana in una fase del fotosegnalamento avvenuto negli uffici a Lampedusa. L’accertamento ha avviato un procedimento disciplinare e gli atti sono stati trasmessi all’Autorità Giudiziaria competente.

Il pm Patronaggio: «Nessuno stato di necessità»

«Non è stata un’azione necessitata. Non c’era uno stato di necessità poiché la Sea Watch attraccata alla fonda aveva ricevuto, nei giorni precedenti, assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità militari per ogni tipo di assistenza, per cui, per il divieto imposto dalla Guardia di finanza di attraccare, non si versava in stato di necessità», ha detto il pm Patronaggio nella conferenza stampa a margine dell’udienza.

Sempre secondo il pm, Carola ha urtato di proposito la motovedetta della guardia di Finanza: «È stata valutata negativamente, in maniera volontaria, la manovra effettuata con i motori laterali della Sea Watch che ha prodotto lo schiacciamento della motovedetta della Guardia di finanza verso la banchina. Questo atto è stato ritenuto, da noi, fatto con coscienza e volontà». Patronaggio ha comunque definito «sereno» il clima in cui si è svolta l’udienza

La difesa

«Non volevo colpire la motovedetta della Guardia di Finanza – ha detto la comandante della Sea Watch 3, rispondendo al gip Alessandra Vella – credevo che si spostasse e me la sono trovata davanti. Non era mia intenzione colpirli». Come riporta l’Agi, Carola è uscita pochi minuti dall’aula, in una pausa dell’interrogatorio poco dopo le 17.30, facendo due passi davanti all’aula 9 presidiata dalle forze dell’ordine mentre all’esterno ci sono attivisti, giornalisti e operatori di vari Paesi.

Lo scontro Italia-Germania

«Dal nostro punto di vista, alla fine di un giusto processo Carola Rackete sarebbe rilasciata: lo dirò ancora una volta all’Italia». Sulla vicenda Sea Watch e sull’arresto – con gravi accuse – dalle comandante della nave, è intervenuto su Facebook anche il ministro degli Esteri tedesco.

Heiko Maas ha ribadito che la Germania è «contraria a criminalizzare le attività di salvataggio in mare» e che a livello europeo «il mercanteggiamento sulla redistribuzione dei migranti è indegno e deve finire».

Il caso della capitana tedesca è materia di scontro fra Italia e Germania. I due Paesi si sono confrontati anche a Bruxelles, dove è in corso la partita sulle nomine dei prossimi vertici delle istituzioni europee. La portavoce del governo tedesco, Martina Fiez, ha fatto sapere che il tema «è stato affrontato dalle delegazioni a Bruxelles» per il Consiglio Ue a margine dei lavori.

https://www.facebook.com/heiko.maas.98/photos/a.1450655295163859/2415624478666931/?type=3&theaterhttps://www.facebook.com/heiko.maas.98/photos/a.1450655295163859/2415624478666931/?type=3&theater

Colloquio Conte-Merkel

«Ho chiesto a Merkel di avere notizie, ma non è la prima volta che il governo italiano preme, della esecuzione della pena dei manager della Von Thyssen condannati. Il ministro Bonafede da tempo sollecita notizie – ha detto il premier Giuseppe Conte a margine del Consiglio europeo.

Conte ha raccontato alla stampa che Merkel gli ha chiesto di Carola Rackete, in quanto “cittadina tedesca” -. In Italia, come immagino anche in Germania, il presidente del Consiglio non può intervenire a raccomandare il comportamento che devono tenere i giudici», le ha risposto.

A dare manforte all’Italia ci pensa la formazione politica populista di destra alleata della Lega di Matteo Salvini al Parlamento europeo. La capogruppo dell’Afd al Bundestag Alice Weidel ritiene «inappropriate» le affermazioni del presidente della Repubblica tedesca Frank-Walter Steinmeier sul caso Rackete.

«È inaudito che il presidente critichi l’Italia come una repubblica delle banane solo perché essa applica la legge. La nave era entrata in porto senza autorizzazione ed ha speronato una motovedetta italiana», ha detto l’esponente dell’Afd.

Le parole del papà di Carola

«Penso che la pressione internazionale sul governo italiano farà la differenza», ha dichiarato Ekkehart Rackete, il padre della capitana della Sea Watch all’agenzia Dpa. L’uomo considera l’Italia «uno Stato di diritto» e non si dice preoccupato per la figlia, con cui proprio ieri ha parlato al telefono. «È divertente come sempre e mi è sembrata tranquilla», ha detto. Il padre ha inoltre affermato di sperare in un intervento del governo tedesco.

Carola Rackete, la comandante della Sea Watch, partita da Lampedusa, sulla motovedetta della Guardia di Finanza diretta ad Agrigento dove si svolgerà l’interrogatorio nel corso dell’udienza di convalida del suo arresto, 1 luglio 2019. ANSA/Elio Desiderio

Le tappe della vicenda

Dopo 17 giorni in mare, il 27 giugno la Sea Watch è sbarcata a Lampedusa e con lei anche la sua capitana, Carola Rackete. La donna di nazionalità tedesca ha portato i migranti in salvo, forzando i divieti imposti all’ingresso della nave dal ministero dell’Interno e violando l’alt di una motovedetta della Guardia di Finanza che si è scontrata con la Sea Watch.

In mattinata la 31enne ha lasciato l’isola siciliana a bordo di una motovedetta della guardia di Finanza scortata da una decina di uomini delle fiamme gialle. La gip di Agrigento dovrà decidere sulla convalida del suo arresto.

Sul molo di Lampedusa, a salutare Carola Rackete, c’era anche la donna che l’ha ospitata per due giorni. La signora, accompagnata da un’amica e un giovane che guidava l’auto, è arrivata pochi minuti dopo l’utilitaria della Guardia di Finanza con a bordo la giovane capitana tedesca. Carola Rackete, che aveva il divieto di comunicare con l’esterno, ha trascorso i due giorni ai domiciliari nella sua villetta.

I reati contestati a Rackete

I reati contestati sono rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e navigazione in zone vietate. I pm chiedono solo il divieto di dimora in provincia di Agrigento. La donna è assistita dagli avvocati Leonardo Marino e Alessandro Gamberini. La Procura chiede la convalida dell’arresto congiuntamente alla misura cautelare del divieto di dimora in provincia di Agrigento.

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