Conte dice sì alla Tav: «Non farla costerebbe più che continuarla. Solo il Parlamento può bloccarla»

Il premier invoca motivi economici. Per il Movimento 5 Stelle è uno stravolgimento identitario. Salvini: «Adesso di corsa»

Un video-messaggio del presidente del Consiglio preannuncia il verdetto favorevole del governo Conte sulla Tav: «La decisione di non realizzare l’opera ci esporrebbe a tutti i costi derivanti dalla rottura dell’accordo con la Francia. Tutte leggi approvate prima dell’arrivo di questo governo. A queste condizioni solo il parlamento potrebbe adottare una decisione unilaterale».


Per il Movimento 5 Stelle è uno stravolgimento identitario: il premier Conte, scelto dal partito di Di Maio (già come ministro ‘ombra’ prima del voto) ha detto sì a una delle battaglie storiche del movimento fondato da Grillo e Casaleggio, nato come no-Tav. Un sì motivato da ragioni economiche: «L’Europa si è detta disponibile ad aumentare il finanziamento della tratta transfrontaliera dal 40 al 55%, con un notevole risparmio per l’Italia. Per la tratta nazionale, l’Italia potrebbe beneficiare del contributo dalla commissione europea. Anche qui un altro risparmio».


Venerdì 26 luglio potrebbe essere l’ultimo passaggio di una storia iniziata più di vent’anni fa: l’Italia dovrà dare una risposta definitiva all’Unione Europea per non perdere i nuovi finanziamenti promessi. Se Conte da una parte ha anticipato, nei fatti, una risposta favorevole dall’altra ha ricordato che solo il parlamento, potrebbe esprimersi in modo contrario e revocare l’accordo tra Italia e Francia.

Soddisfatto il leader della Lega Matteo Salvini: «La Tav si farà, come è giusto e come sempre chiesto dalla Lega. Peccato per il tempo perso, adesso di corsa a sbloccare tutti gli altri cantieri fermi».

Il sì alla Tav, da sempre sostenuto dal Carroccio, aveva causato durante il primo anno di governo molta tensione con il Movimento 5 Stelle. Si era quasi arrivati alla rottura, finché Conte non aveva avocato a sé la gestione di questo dossier. Innegabile infatti che prima dell’alleanza di governo la lotta contro la Tav fosse uno dei punti fermi del Movimento 5 Stelle.

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