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«Questa sera i neri non entrano»: giovane bloccato all’ingresso della spiaggia Cayo Blanco di Venezia – L’intervista

Pietro Braga, 18 anni, lo scorso 20 luglio si è visto negare l'ingresso allo stabilimento balneare

Il gestore del Cayo Blanco ai microfoni della Rai ha parlato di «fraintendimenti». Fabio Damian, titolare della spiaggia Cayo Blanco a Sottomarina si difende dalle accuse: «Nessun razzismo». Lo stabilimento Cayo Blanco è stato chiuso per due settimane dal Questore di Venezia dopo una serie di episodi di razzismo.

Uno di questi è capitato lo scorso 20 luglio a Pietro Braga. «Io e un paio di amici siamo andati a Chioggia per passare la serata. Abbiamo mostrato la carta d’identità all’ingresso, ma il buttafuori mi ha detto che non ce n’era alcun bisogno: «Gli africani non possono entrare». Così racconta a Open Braga, il 18enne che si è visto rifiutare l’ingresso allo stabilimento balneare per il colore della sua pelle.

L’episodio

«Ero con altri due amici. Pensavamo stesse scherzando, poi il buttafuori ci ha indicato altri due ragazzi, in apparenza stranieri, che erano stati esclusi dal locale». Braga si avvicina ai due ragazzi: «Il paradosso è che uno di loro ha il papà portoghese e la mamma italiana, è stato escluso solo perché era leggermente olivastro».

Braga a quel punto ha chiamato la madre che non poteva credere a quello che il figlio le stava raccontando. «Ho chiamato il mio avvocato e ho provato a farlo parlare con il buttafuori. Il loro responsabile mi ha dato una risposta lapidaria: “questa sera i neri non possono entrare”».

Il 18enne, ex calciatore della Spal, spiega di essere italiano e di essere stato adottato da una famiglia veneta: «Ho dato delle motivazioni che non ero tenuto a dare», spiega a Open.

Le offese

«Successivamente il mio amico ha suggerito di chiamare i carabinieri tanto che il buttafuori è andato in panico e ha iniziato ad offenderlo: «Sei già drogato a 18 anni ?”». Dopo aver sentito la parola carabinieri il buttafuori si è avvicinato agli altri due ragazzi chiedendogli i documenti e a quel punto Braga ribadisce di essere rimasto ore ad aspettare con il documento in mano senza alcuna risposta: «”Stai zitto che se entri è solo merito mio”. Mi ha detto il bodyguard».

Dopo la seconda chiamata di Braga la mamma arriva al locale e prova a parlare con i buttafuori all’ingresso, ma anche con la presenza della signora la situazione non migliora: «Si deve spostare dall’entrata, si calmi signora le dicevano», continua Braga.

«A un certo punto si avvicina un altro uomo che risponde a mia madre che il locale si riserva il diritto di selezionare la clientela». I buttafuori si giustificano dicendo che nei giorni passati alcuni ragazzi di colore avevano compiuto dei furti all’interno del locale.

La denuncia

«I carabinieri quella sera non avevano a disposizione volanti così la mattina dopo siamo andati al comando di Sottomarina e lì abbiamo formalizzato una querela con una esortazione ai carabinieri di trasmettere gli atti anche al prefetto. Così è stato fatto e poco dopo è stata comunicata la sanzione di sospensione di 15 giorni di attività», chiarisce a Open Barnaba Busatto, l’avvocato del ragazzo che smentisce chi parla di un allarme sociale.

«Sono episodi dovuti a comportamenti individuali. Sicuramento Pietro e la sua famiglia ci hanno tenuto a sporgere denuncia in modo che non si ripeta più, quello è il monito», continua Busatto.

«Pietro vorrebbe far sapere agli altri ragazzi vittime di episodi di razzismo che si può e si deve denunciare. Devono denunciare. I ragazzi non devono accettare soprusi simili soprattutto in tema di discriminazione, non deve passare il messaggio che sia una cosa normale da sopportare».

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