Mounir Baatour, il primo candidato gay in Tunisia, dove l’omosessualità è un reato

Avvocato 48enne e cofondatore dellʼassociazione per i diritti LGBTQ+ Shams defence association, Baatour ha chiesto al governo l’abrogazione dell’articolo 230 del codice penale che punisce chi viene condannato per sodomia

«Non credo che il mio orientamento sessuale abbia qualcosa a che fare con la mia candidatura, sono un cittadino tunisino e ho il diritto di presentarmi». È con queste parole che il 48enne Mounir Baatour, leader del Partito liberale, ha formalizzato la propria candidatura alle elezioni presidenziali in Tunisia del prossimo 15 settembre.


«Candidatura storica per la giovane democrazia tunisina», si legge nel comunicato diramato da Baatour sul proprio account Twitter. «Per la prima volta, nel mondo arabo-musulmano un candidato dichiaratamente gay corre per la massima carica dello Stato». 


Chi è Mounir Baatour

Baatour, avvocato 48enne e cofondatore dellʼassociazione per i diritti LGBTQ+ Shams defence association, ha chiesto al governo l’abrogazione dell’articolo 230 del codice penale (una norma risalente al periodo coloniale francese) che punisce, con una pena fino a tre anni di carcere, chi viene condannato per sodomia.

«È necessario aprire un dibattito sul tema dell’omosessualità in Tunisia», ha spiegato Baatour all’Independent. «Non dico che si debba promuoverla, bensì decriminalizzarla del tutto. Gli omosessuali non fanno male a nessuno. Dovrebbero essere liberi di fare ciò che vogliono con il loro corpo. Se, come ha detto Kais Saied (il candidato rivale di Baatour, ndr), l’omosessualità è una malattia, allora devo chiedere perché vengono messe in carcere persone malate?».

«Ho un programma economico, ambientale, sociale, culturale ed educativo fortemente riformatore che interessa i tunisini nella loro vita quotidiana», ha dichiarato Baatour all’Afp, sottolineando come «il suo impegno testimoni la grande volontà del popolo tunisino, e in particolare dei suoi giovani, di veder soffiare un vento politico nuovo sul Paese e di sostenere in modo concreto la sua democrazia».

La contrarietà di alcune associazioni LGBTQ+ alla candidatura

Malgrado la candidatura di Baatour rappresenti una decisione storica nel mondo arabo, diverse associazioni LGBTQ+ hanno espresso la propria contrarietà rispetto alla candidatura dell’avvocato, ritenendo anzi che la sua presenza alle elezioni rappresenti «non solo una minaccia, ma anche un enorme pericolo per la nostra comunità».

«Non supportiamo la candidatura di Baatour – si legge nel comunicato congiunto inviato all’agenzia francese Afp – che non rappresenta in alcun modo la comunità LGBTQ, né il nostro movimento in Tunisia».

La Commissione elettorale indipendente (Isie) annuncerà il 31 agosto quali nomi convaliderà tra quelli che hanno avanzato la propria candidatura per le elezioni del 15 settembre, inizialmente previste per il 17 novembre, e anticipate a seguito della morte del presidente Béji Caïd Essebsi

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