“Celebrating Woodstock” (a modo nostro). Gli esclusi, chi ha rifiutato e i dimenticati del festival che ha fatto la storia

La Fiera della Musica e delle Arti di Woodstock è stato un evento di quattro giorni nella piccola Bethel, una città di campagna nello Stato di New York. Si è svolto dal 15 al 18 agosto del 1969, 50 anni fa

Se vi fermate solo un secondo a pensare alla parola Woodstock, nella vostra testa potrebbero iniziare ad apparire immagini di pantaloni a zampa di elefante, di coroncine intrecciate con i fiori, dei simboli della pace. L’amore libero e i pulmini Volkswagen. Uomini e donne che cantano, si abbracciano e festeggiano, con una discreta diffusione di droghe di vario genere. Nel caso in cui la vostra cultura musicale sia sottoterra, vi verrebbe in mente solo il piccolo uccellino giallo amico di Snoopy. La Fiera della Musica e delle Arti di Woodstock è stato un evento di quattro giorni nella piccola Bethel, una città di campagna nello Stato di New York. Si è svolto dal 15 al 18 agosto del 1969, 50 anni fa. Una manifestazione che ha contato quasi un milione di spettatori e che rappresenterà per sempre l’immagine cardine della cultura degli anni ’60, dei figli dei fiori, del libero amore e della musica rock. Per celebrarne l’anniversario sarebbe fin troppo facile fare una parata di quelli che furono i momenti più impressi nell’immaginario collettivo – come l’esibizione di quasi due ore di Jimi Hendrix, la più lunga della sua carriera. Abbiamo allora deciso di ricordare qualcosa che spesso viene lasciato da parte ossia chi a quel festival celebre diede buca: quali furono gli inviti caduti nel vuoto, quelli mai fatti e quelli rifiutati, da artisti che, musicalmente, quell’epoca l’avevano costruita per le generazioni a venire.


The Doors

La band di Venice Beach veniva fuori da un periodo costellato da guai con la giustizia a causa di Jim Morrison che, complici gli eccessi con droga e alcool, appariva sempre più disdicevole e inappropriato, agli occhi dei più, durante le esibizioni dal vivo. Nel 1969 c’era stato lo scandalo del concerto di Miami: Morrison era arrivato sul palco in ritardo, ubriaco e durante il live aveva chiesto al pubblico chi volesse vedere i suoi genitali. I componenti del gruppo avevano abbandonato così l’idea di altri spettacoli, compreso Woodstock. In quell’occasione si era presentato solo il batterista, John Densmore.


The Beatles

La storia, il sentire comune dicono che ad un certo punto la situazione fosse più o meno questa: John Lennon non muove foglia che Yoko Ono non voglia. E così è stato anche per il festival dei festival. Gli organizzatori avevano contattato Lennon perché facesse da tramite e riunisse i Beatles – già separati in casa ma avrebbero scelto il divorzio definitivo nel 1970, ultimate le incisioni in studio dell’ultimo disco – per quella occasione. La risposta era stata affermativa a patto però che suonasse anche la Plastic Ono Band, il gruppo di Yōko Ono. La partecipazione dei FabFour di Liverpool finì nella pila dei “le faremo sapere”. La Plastic Ono non era famosa abbastanza e di quella partecipazione non se ne fece più nulla.

Bob Dylan

Il papà di Hurricane e premio Nobel per la Letteratura 2016 dopo lunghe trattative avrebbe anche accettato l’invito non fosse che il figlio si era ammalato. Oltre al fatto che casa sua, che si trovava proprio nella cittadina di Woodstock, era stata assalita dalla confusione minando la tranquillità del cantante. Anche per questo motivo Dylan non si era fatto più vivo e il concerto era sfumato.

The Rolling Stones

Joel Rosenman, l’ideatore e creatore del festival di Woodstock sostiene di non averli mai invitati perché il loro stile e i loro messaggi non erano in linea con il pacifismo che caratterizzava l’evento (si pensi ad alcuni titoli sobri di brani come Sympathy for the Devil e Street Fighting Man). Le pietre rotolanti invece hanno la loro versione a riguardo: a quell’evento, nel 1969, avevano preferito non presentarsi sebbene fossero stati chiamati. Uno dei motivi era la nascita del figlio di Keith Richards, Marlon, dato alla luce in quei giorni. In più, erano freschi di lutto: il loro chitarrista e fondatore Brian Jones li aveva lasciati. C’era poi l’incombenza cinematografica: Mick Jagger avrebbe dovuto partecipare alle riprese del film Ned Kelly per il quale gli era stato proposto il ruolo da protagonista.

Sta di fatto che i Rolling Stones tempo dopo avevano organizzato una Woodstock ad personam, «una specie di Woodstock della costa Ovest», ovvero l’Altamont Free Concert, il 4 dicembre del 1969. La kermesse era terminata con l’omicidio di Meredith Hunter, un ragazzo afroamericano di diciotto anni ucciso per opera di alcuni Hell’s Angels – storico gruppo di motociclisti accomunati dalla passione per le Harley Davidson – ingaggiati come security del festival.

Led Zeppelin

Entusiasti per essere stati inclusi tra i cantanti che dovevano salire sul palco che avrebbe infiammato anche gli animi rock dei posteri, i Led Zeppelin erano stati anche loro una casella mancante. A deciderlo, il manager Peter Grant che in futuro avrebbe spiegato così il veto: «Ci era stato chiesto di andare a Woodstock e all’Atlantic ne erano entusiasti, e così il nostro promoter negli Stati Uniti, Frank Barsalona. Dissi di no perché a Woodstock saremmo stati soltanto un’altra band in scaletta». Così i Led Zeppelin avevano ripiegato su quella che sarebbe stata la loro tournée estiva di maggior successo. Quel weekend suonavano all’Asbury Park Convention Hall, nel New Jersey.

Tommy James & The Shondells

Un rifiuto costato caro, anche perché avevano declinato per sbaglio. Il cantante Tommy James aveva raccontato in un’intervista: «Avremmo voluto prenderci a schiaffi da soli. Eravamo alle Hawaii, e la mia segretaria mi chiamò e disse “Sì, ascolta, c’è questo allevatore di maiali nel nord dello stato di New York che vuole che suoniate in un suo campo”». E ha aggiunto: «Così è come mi fu presentata la faccenda. Perciò declinammo, e capimmo cosa ci eravamo persi un paio di giorni dopo».

Autogol, sipario.

Una lista (quasi) infinita

Ad onor del vero, l’elenco è ancora lungo: sono stati infatti esclusi per motivi diversi anche i Procol Harum, gli Jethro Tull. Poi Frank Zappa & The Mothers of Invention, i Byrds, i Moody Blues, Paul Revere & the Raiders, i Free, gli Spirit e i Mind Garage. Addirittura Chuck Berry, la cui Johnny B. Goode spopola ancora oggi tra le serate revival, non aveva trovato un accordo con l’organizzazione e anche la sua ospitata andò in fumo.

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