Mihajlovic, ennesima notte da leone. Ora di nuovo in ospedale per aggredire la malattia

L’allenatore del Bologna è tornato in reparto per proseguire le cure contro la leucemia. La sua presenza in panchina a Verona ha commosso e sorpreso tutti

Verona e Bologna hanno pareggiato (1-1), Sinisa Mihajlovic ha stravinto. E per 90 minuti si è sentito a casa, su un campo da calcio. A sbraitare, sbracciarsi, dare indicazioni. Incazzarsi, vivere il mondo pallonaro a modo suo: con genuinità e partecipazione. Un uomo vero da elevare a esempio assoluto anche per aver amplificato, con la eco della sua ‘popolarità’, un messaggio di forza, determinazione, dignità e voglia di normalità che vale per tanti. La resilienza che emoziona e vuole vincere: su un campo da calcio e nella battaglia per la vita. 90 minuti di intensità per l’allenatore del Bologna che ieri pomeriggio, dopo l’o.k. dei medici, ha lasciato l’ospedale Sant’Orsola (presso il quale è in cura per combattere la leucemia da una quarantina di giorni) per raggiungere prima il ritiro della squadra in hotel, poi lo stadio Bentegodi.


Cappellino a coprire il primo ciclo di chemio, tuta, diversi chili in meno e un cerotto appena visibile all’altezza del collo, ma tanto movimento su panchina e dintorni per l’allenatore serbo: come sempre molto poco seduto e spesso ciondolante ai margini dell’area tecnica per consigliare, riprendere, caricare i suoi ragazzi; già emozionatissimi e commossi nel rivederlo in hotel. Come fossero tutti suoi cari, tutti componenti di una famiglia che su Instagram elogia il suo leone. Mihajlovic ha lasciato la panchina a due minuti dal fischio finale, ma non è una anomalia. In più di una circostanza, soprattutto quando qualcosa non gli è tatticamente piaciuta, ha raggiunto gli spogliatoi con qualche minuto di anticipo.

E, a sentire qualche commento del post gara, Miha era anche un po’ arrabbiato per qualche aspetto della gara. Da allenatore esigente, da professionista è sempre orientato al massimo. E ora vogliamo rivederlo tutti rifare contromano questo percorso in mixed zone, l’area tv che Mihajlovic, munito stavolta anche di mascherina protettiva, ha attraversato per lasciare il Bentegodi e tornare in ospedale. Lì continuerà ad aggredire la malattia, con la forza e la determinazione di sempre; le stesse mostrate ieri nel suo recinto preferito, l’area tecnica che fatica a contenere l’istinto e la passione di un uomo vero. Che non ha avuto paura della guerra e ora sfida la malattia. A modo suo.

Foto di copertina Ansa

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