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Colombia, torna l’incubo della lotta armata: le Farc rompono la pace (con la protezione di Maduro)

30 Agosto 2019 - 13:30 Felice Florio
La tregua è durata appena tre anni: «Le minacce criminali di una banda di narco-terroristi - ha dichiarato il presidente Duque - conta dell'ospitalità e dell'appoggio della dittatura di Nicolás Maduro»

Iván Márquez, ex numero due dei guerriglieri e tra i capi che hanno portato avanti il negoziato con il governo colombiano, ha cancellato gli accordi storici del 2016 siglati all’Avana: è bastato un video di 32 minuti caricato su YouTube, in cui Luciano Marín (il suo vero nome, ndr) ha accusato pesantemente il presidente della Colombia Ivan Duque.

La fine della tregua

«Annunciamo al mondo che è ripresa la seconda Marquetalia (il luogo emblematico dove nacquero le Farc nel 1964, ndr), in nome del diritto universale dei popoli a prendere le armi contro l’oppressore». Márquez ha registrato il filmato in un luogo sconosciuto, circondato da altri leader armati di tutto punto. La Colombia si è risvegliata, il 29 agosto, in uno dei suoi peggiori incubi. Il ritorno alle armi delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia.

La possibile collocazione

Márquez, nei 32 minuti di girato, ha assicurato che sta parlando da una località nei pressi del fiume Inírida, regione amazzonica nel sud-est del Paese. Un luogo molto vicino alle frontiere con Venezuela e Brasile. Ma sono in tanti, comprese alcune fonti dell’intelligence colombiana, ad affermare che invece i guerriglieri si trovano fuori dai confini colombiani: sarebbero protetti dal Venezuela.

https://www.youtube.com/watch?v=TrQykA1jv-c
L’annuncio del ritorno alle armi

La protezione di Maduro

«Le minacce criminali di una banda di narco-terroristi – ha dichiarato il presidente Duque – conta dell’ospitalità e dell’appoggio della dittatura di Nicolás Maduro». Accuse molto pesanti. Che il presidente venezuelano, però, non ha ancora smentito. Anzi, i sospetti si rinforzano dopo alcune dichiarazioni compiacenti di Maduro: lo scorso luglio affermò in pubblico che Iván Márquez e «tutti gli ex comandanti delle Farc sono i benvenuti in Venezuela».

In rotta con il partito

Il numero uno delle Farc, lo jefe máximo Rodrigo Londoño, era da tempo in rotta di collisione con Márquez. Abbandonato il suo nome di battaglia Timochenko, Londoño è diventato il presidente di Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común: si tratta del partito sorto dopo gli accordi firmati con il governo per porre fine alla guerriglia. Il paradosso di oggi è che molti compagni di quelli che hanno dichiarato la ripresa della lotta armata, siedono in parlamento.

In un luogo sconosciuto, si sono riuniti una ventina di combattenti e capi delle Farc per annunciare la fine della tregua con il governo colombiano

La condanna del jefe máximo

«Chi ha firmato quella dichiarazione ha rotto pubblicamente con il partito, ufficializzando la rinuncia alla politica e assumendosi le responsabilità della propria azione», ha detto Londoño poco dopo la comparsa del video online. «Non condividiamo nemmeno una parola di quella dichiarazione. Annunciare una lotta armata nella Colombia di oggi costituisce un errore delirante».

Un cambio di strategia

Le nuove Farc di Márquez annunciano di essere differenti da quelle viste in azione nel passato. Militari e poliziotti non saranno nel mirino dei guerriglieri, «perché rispettosi degli interessi del popolo – ha detto nel video il combattente -. Miriamo a quell’oligarchia che esclude, corrotta, mafiosa e violenta». Poi ha toccato un tasto dolente per molti colombiani: «Abbiamo chiuso con i sequestri di persona, adesso cerchiamo il dialogo con gli imprenditori, i commercianti e la gente benestante, affinché contribuisca al progresso di tutte le comunità rurali e urbane».

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