Il Sud America è (ancora) nel caos: le violente proteste in Ecuador, lo stallo politico in Perù e le 300 galline di Maduro per risolvere la crisi

Maduro propone di mettere 300 galline in ogni scuola per risolvere la crisi umanitaria. Intanto chiede 200 milioni di dollari all’Onu per riportare a casa i venezuelani fuggiti in Perù, recentemente vittime di attacchi xenofobi

La situazione sudamericana è uscita dai radar dei media internazionali: il presidente ad interim, riconosciuto da 50 Paesi, Juan Guaidó di fatto non ha alcun potere e Nicolás Maduro continua a tenere in pugno il Venezuela. Un’ondata di xenofobia, in Perù, sta minacciando l’incolumità dei venezuelani in esilio, mentre la lotta costituzionale tra il presidente Martín Vizcarra e il parlamento tiene sotto scacco il Paese. Intanto, in Ecuador, sono finiti in carcere centinaia di manifestanti per le proteste scoppiate dopo l’approvazione del governo di nuove misure economiche.


Quito in rivolta

Sono circa 200 gli ecuadoriani arrestati e 21 i poliziotti feriti in seguito alle proteste che il 3 ottobre hanno paralizzato il Paese. Lo sciopero, invocato dal settore dei trasporti dopo che il governo dell’Ecuador ha eliminato il sussidio per il carburante, è diventato trasversale. Sospese le lezioni universitarie: gli studenti hanno occupato il centro di Quito. Gli scontri con le forze dell’ordine sono iniziati nel centro storico, dopo che la polizia è intervenuta sparando gas lacrimogeni.


I manifestanti hanno appiccato fuochi lungo le strade perché il fumo mitiga gli effetti del gas al peperoncino: i residenti del centro hanno iniziato a lanciare giornali e altro materiale dalle finestre per alimentare le fiamme. I giornalisti locali hanno denunciato di essere stati colpiti dalla polizia: il fotografo Julio Estrella è stato spinto a terra e preso a calci da una decina di uomini in uniforme. I giornalisti di El comercio hanno filmato i momenti in cui i poliziotti hanno usato i manganelli per rompere telecamere e cellulari della stampa. La situazione è esplosiva: il governo ha ampliato i poteri delle forze dell’ordine dichiarando lo stato di emergenza.

La lotta politica in Perù

Il 30 settembre, il presidente peruviano Martín Vizcarra ha ordinato lo scioglimento “costituzionale” del congresso, invocando nuove elezioni parlamentari da svolgersi il prossimo 26 gennaio. Come mai? Vizcarra ha applicato una norma costituzionale che consente lo scioglimento del parlamento se quest’ultimo nega la fiducia al presidente per due volte. Il governo aveva posto la questione di fiducia per cambiare il processo di selezione del tribunale costituzionale.

Mensaje a la Nación.

Posted by Presidencia Perú on Monday, September 30, 2019

Ma la costituzione del Perù prevede che il parlamento possa sospendere il presidente dello Stato se riscontra «una permanente incapacità morale o fisica». Il primo ottobre, i deputati hanno fatto ricorso a questa norma approvando una mozione per sospendere Vizcarra dalle sue funzioni per un periodo di 12 mesi. I generali delle forze armate e della polizia nazionale si sono riuniti nel palazzo presidenziale per dichiarare il pieno appoggio a Vizcarra, ma il 2 ottobre Mercedes Aráoz ha lasciato il ruolo di vicepresidente per assumere il ruolo di presidente ad interim.

La vicepresidente del Perù Mercedes Aráoz 

La crisi venezuelana

All’ombra dei riflettori internazionali, il Venezuela continua a vivere una delle peggiori crisi politiche e sociali della sua storia. L’ultima delle tragedie umane derivanti da questa situazione la stanno passando i venezuelani fuggiti in Perù: molti casi di xenofobia registrati nel Paese che si è schierato contro Nicolás Maduro. Lui accusa alcuni peruviani di essere nazisti e chiede 200 milioni di dollari all’Onu per riportare a casa i venezuelani in Perù, Juan Guaidó chiede la solidarietà per «i peruviani, lavoratori e gente per bene, costretti a emigrare a causa di un’emergenza umanitaria».

Emergenza umanitaria per la quale Maduro ha elaborato una stramba soluzione: installare pollai in ogni scuola del Venezuela. «Studenti, mettete su un orto in ogni scuola, in ogni liceo. Avete spazio nelle aule, mettete in ogni istituto dalle 200 alle 300 galline». Intanto, Guaidó, ritenuto il presidente ad interim da molti Paesi, assicura di essere in contatto con i membri dell’esercito, minacciati dalle ritorsioni di Maduro per aver partecipato alle rivolte di quest’anno. E sta preparando, insieme a venti deputati dell’Assemblea nazionale fuggiti in Colombia, un piano per farli tornare in sicurezza a Caracas e continuare di lì la lotta per ottenere la destituzione di Maduro e le elezioni anticipate.

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