Omicidio Cerciello, Varriale: «Mostrammo il distintivo. Disarmati perché in servizio antispaccio»

«È un’attività che viene svolta in borghese, con un abbigliamento che renderebbe complicato il possesso della pistola senza far saltare la copertura»

«Quella sera ci qualificammo mostrando la placca identificativa». Sono le parole del carabiniere Andrea Varriale, collega del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, pronunciate davanti ai magistrati di Roma, tra cui il procuratore capo facente funzioni Michele Prestipino.


Nel ricostruire ancora una volta quanto accaduto la notte fra il 25 e il 26 luglio a Roma, quando Cerciello Rega fu accoltellato 11 volte dal giovane americano Finnegan Lee Elder, Varriale ha ribadito di essersi qualificati una volta a contatto con i due giovani americani. Insieme a Elder, c’era l’amico Gabriel Natale Hjorth.


Stando a quanto si apprende da fonti giudiziarie, Varriale ha ammesso davanti ai magistrati che lui e Cerciello Rega erano entrambi disarmati. Il carabiniere ha spiegato che lui e il collega erano in servizio antispaccio, «un’attività che viene svolta in borghese e con un abbigliamento, specie in estate, che renderebbe complicato il possesso della pistola senza far saltare la copertura».

La versione di Varriale è stata ritenuta credibile dagli inquirenti. Quello dell’arma è un particolare su cui c’è stata molta confusione durante le prime fasi dell’indagine.

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