«Io offesa da Vespa», parla Lucia Panigalli, vittima di violenza. L’ad Rai: «Fare chiarezza»

di OPEN

Il conduttore di Porta a porta aveva detto: «Se avesse voluto, l’avrebbe uccisa». E ancora: «Diciotto mesi sono un bel flirtino»

«Le luci, la concitazione, il pubblico, i tempi velocissimi mi hanno frastornato in modo tale da impedirmi di capire ciò che era appena successo, ma ora a mente più fredda dichiaro di sentirmi profondamente offesa dal tono e dai modi usati da Bruno Vespa nel corso della trasmissione Porta a porta». A parlare all’Ansa è Lucia Panigalli – vittima di tentato femminicidio che vive sotto scorta dopo che il suo ex l’ha aggredita – che martedì 17 settembre è stata presentata dal giornalista di Rai 1 come una donna «fortunata». «Mi sento offesa anche a nome di tutte le donne che non sono state “fortunate” come me – ha proseguito – Nell’immediato non sono riuscita a capire cosa mi avesse tanto infastidita. E solo in seguito ho realizzato che non mi sono state poste le domande che mi aspettavo dopo i lunghi colloqui con la redazione».


La replica dell’ad Rai

«Condivido la forte contrarietà suscitata dai toni dell’intervista realizzata da Bruno Vespa alla signora Lucia Panigalli. Prendo atto che lo stesso Vespa si è scusato per gli equivoci» ha detto l’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini. «Ribadisco che la Rai e tutte le sue strutture, a cominciare da Porta a porta – ha aggiunto l’ad Salini – devono aderire alla linea editoriale dell’azienda che condanna fermamente la violenza, di qualsiasi natura, in ogni forma e modo, e che considera la difesa e la tutela dei diritti delle donne un principio imprescindibile e indiscutibile della Rai, su cui non sono mai tollerabili equivoci. Assicuro che saranno svolti tutti gli approfondimenti necessari per fare chiarezza sulla vicenda».


Due esposti contro Vespa

Nel giro di un giorno sono arrivati due esposti e la commissione disciplinare dell’Ordine dei giornalisti ha avviato i primi accertamenti. A farsi viva con l’organo di governo e tutela dei giornalisti è stata prima di tutto una privata cittadina. Quindi, è intervenuta l’associazione Stampa romana. In entrambi i casi sono stati presentati degli esposti al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, all’ad della Rai Fabrizio Salini e al presidente Marcello Foa. Il documento di Stampa romana spiega che il problema sta tutto in alcune «affermazioni fatte da Bruno Vespa nel corso dell’intervista che contribuiscono alla sua vittimizzazione secondaria». In altre parole, si parla di «vittimizzazione secondaria» quando le vittime diventano tali una seconda volta. Per esempio, quando sono costrette a ripetere più volte le narrazioni dolorose relative al reato al fine di verificare la loro credibilità. Ed è una pratica vietata dalla Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel 2013.

Violazione del Codice etico Rai

«Nel corso dell’intervista, Bruno Vespa, attraverso le domande poste e le ripetute risatine a corredo, ha violato alcuni dei principi base individuati dalla Rai nel suo codice etico, che richiede in particolare “il rigoroso rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti e di tutti gli operatori del servizio pubblico, i quali sono tenuti a coniugare il principio della libertà con quello di responsabilità nel rispetto della dignità della persona”». «L’intervista viola anche alcuni articoli dell’allegato 1 del Testo Unico dei Doveri del Giornalista: in particolare quelli che riguardano la tutela della dignità della persona (art.8) e la tutela al diritto alla non discriminazione (art.9)».

Le frasi incriminate

Queste alcune delle frasi, usate da Bruno Vespa nel corso dell’intervista, che hanno scatenato la polemica:

  • «Lei è protetta: non corre rischi»;
  • «Diciotto mesi sono un bel flirtino»;
  • «Ma era così follemente innamorato da volerla dividere solo con la morte?»;
  • «Lei aveva una nuova relazione?»;
  • «L’ha violentata?»;
  • «Lei è protetta: l’aggressore ha il divieto di avvicinarsi. Più di questo non si può fare»;
  • «Quanto è durato il vostro amore»? (La domanda arriva dopo che la Panigalli aveva appena osservato: «Quando sento associare la parola amore a quello che mi è successo, inorridisco»);
  • «Però se avesse voluto ucciderla, l’avrebbe uccisa».

L’associazione Stampa romana chiede di prendere provvedimenti tanto alla Rai quanto all’Ordine dei giornalisti, «anche alla luce del Manifesto di Venezia che recepisce le raccomandazioni del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica». Manifesto ratificato dal nostro Paese.

Il parere dell’avvocato di Panigalli

Da Bruno Vespa c’è stata «sensibilità» nei confronti di un caso umano. A dirlo l’avvocato Giacomo Forlani, legale di Lucia Panigalli. «La frase su cui si sono concentrate le speculazioni, per le quali Vespa si è immediatamente scusato – ha spiegato – è frutto di un’affermazione assolutamente involontaria, pronunciata nel contesto di una serata dedicata alla difesa delle donne e, in particolare, alla denuncia della drammatica aggressione subita dalla signora Panigalli, che ancora vive momenti quotidiani di terrore».

La replica di Vespa

«Mi sono dimesso il 23 gennaio 2016 dalla Federazione nazionale della stampa per il carattere violento, pretestuoso e settario delle sue polemiche nei miei confronti. Credo sia la prima volta in assoluto che un giornalista viene criminalizzato a causa di una trasmissione per la quale viene al tempo stesso ringraziato dall’avvocato della sua presunta vittima».

Foto in copertina: Rai

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