Juve, fiatone e brividi contro il Verona (2-1): ci pensano Ramsey e Cristiano Ronaldo

I bianconeri rimontano la prodezza di Veloso. Bonucci e un palo a fine partita salvano Sarri

Gli applausi finali dello Stadium sono un tributo ai tre punti, più che alla prestazione della Juve, che batte in rimonta 2-1 il Verona dopo 90 e più minuti di paure inaspettate. In uno stadio silenzioso, senza striscioni e cori dopo gli arresti di 12 ultras bianconeri in settimana, l’Hellas alza la voce. Passa al 21′ con un bolide di Veloso, viene raggiunto 10′ dopo da Ramsey , e poi superato nella ripresa da un rigore di Cristiano Ronaldo. Protetto fino al triplice fischio anche con una buona dose di fortuna.


Che sofferenza

Il successo è il miglior energizzante, ma della Juve sarriana si vede ancora poco. Diciamo, per ora, niente. E non sono un caso le difficoltà riscontrate contro il Verona che allo Stadium si presenta in giallo, come i cartellini che presto riceveranno i due centrali di Juric.


La Juve, che schiera Buffon in porta (esordio bis, ma il capitano è Bonucci) e Ramsey a centrocampo (esordio vero, per lui,  in A con i bianconeri), si affida a Dybala davanti. Ma è un affidarsi alla cieca perché la Joya, per colpe non sue, fa più lavoro verso la sua metà campo che verso la porta. E sono guai.

Goal Veloso, Ansa

Demiral, Veloso e Tarantino

Capita, allora, che dopo un dubbio intervento in area su Ronaldo (che, di suo, tarda a tirare), il Verona geli lo Stadium. Demiral, preferito a De Ligt, dimostra personalità ma anche fin troppa irruenza. Al 21′ travolge Di Carmine: rigore. E qui Quentin Tarantino, scansati. L’attaccante timbra il palo, il tap in di Lazovic sbatte sulla traversa, ma la Juve è villeggiante nell’uscire dalla pressione: la palla arriva a Veloso, e dai 25 metri parte uno shoot da paura. Di quelli sparati ai bei tempi da Pogba da queste parti.

Ramsey e Ronaldo

Un colpo al cuore, neanche tanto inatteso perché la Juve palleggia tanto nella sua metà campo e poco davanti. Bentancur è spento, il Verona pressa e quando serve martella senza fare cerimonie. Un bel guaio.

Lo risolve dieci minuti dopo Ramsey, sfruttando un movimento lontano dalla porta di Ronaldo e una deviazione di Gunter. Silvestri è freddato. Il gallese, che segna all’esordio in bianconero come capitato a Charles tre generazioni fa, viene salutato dall’ovazione dello Stadium. Oltre che,sui social, dall’ironia di chi continua ad associare i goal dell’ex Arsenal a un necrologio dei vip.

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Falsi miti, mentre mito vero è Ronaldo. Che sfrutta la maledizione serale di Gunter, ancora lui. Il suo intervento su Cuadrado all’alba della ripresa è un rigore netto a prima vista. Cr7 tira giù la porta. E’ sorpasso. 

Cambia l’inerzia (per poco), cambia Sarri. Pjanic per Bentancur, la Juve spinge alla ricerca del terzo gol, ma comincia a specchiarsi sentendosi la più bella del reame. E il Verona, che non è arrivato in gita, sa bene come spettinare la Signora.

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Il fondoschiena di Bonucci e il palo amico

E così Buffon deve lavorare per togliere dalla porta la botta di Zaccagni. E quando più tardi il 41enne bianconero concede il bis su pennellata del solito Veloso, la palla finisce sui piedi di Di Carmine. Il suo tiro a botta sicura finisce sul fondoschiena di Bonucci. Decisivo. Pesante. Più o meno quanto il terzo legno di giornata scheggiato al minuto 90 da Veloso, il connazionale di Ronaldo che in serata sembrava avergli strappato i superpoteri.

Il sussulto finale in una atmosfera inimmaginabile con Sarri a guardare il cronometro e il Verona a collezionare la terza espulsione in quattro partite con Kumbulla destinatario del rosso e la Juve a incassare i tre punti. Senza brillare, senza una impronta definita. Squadra lontanissima dall’idea di Sarri. E anche da quella di Allegri. Con i mugugni di buona parte dei tifosi coperti dal risultato. E da poco altro.

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