Cos’è la “tassa sulle merendine” su cui Salvini sbeffeggia Conte

Il premier ha definito l’ipotesi «possibile», attirando critiche non solo da parte dell’ex ministro dell’Interno ma anche da Confindustria. Ma quali sono i Paesi ad avere introdotto una misura simile?

Erano passate poche ore dal primo attacco di Matteo Salvini nei confronti di Giuseppe Conte, intervistato da Bruno Vespa al festival di Atreju, a Roma. Dopo un’allusione pesante a «qualcosa del suo passato da nascondere», dalle accuse passa alla presa in giro. Questa volta per l’apertura di Conte – «Mi pare possibile», ha dichiarato (in)cautamente – all’ipotesi del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti per una nuova imposta fiscale su voli, bibite gassate e merendine. Suona la campanella, finita l’ora di ricreazione: la “bestia”, come è nota la macchina social di Salvini si mette subito al lavoro, pubblicando un post in cui ritrae il premier con una merendina gigante tra le mani: «Nascondete subito crostate, flauti, cornetti e bonbon: arriva la tassa sulle merendine!». L’accusa è quella di inseguire o di essere (segretamente) di sinistra (da notare il marchio del Pd che spunta sotto quello del Movimento 5 Stelle, posizionato in alto a sinistra nel post) e per questo di non saper resistere alla tentazione di introdurre nuove tasse, come se fossero delle caramelle o delle merendine appunto.


https://twitter.com/matteosalvinimi/status/1175420439398682624

Chi dice no

Dopo poco arrivano altri ‘no’, come quello dell’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini – «Manca la tassa sull’aria e le abbiamo messe tutte!», esclama la deputata di Forza Italia – ma anche quella del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia che critica il premier dicendo che così si prendono «i soldi dalle imprese» soltanto per inseguire il consenso, un’operazione «non limpida», insomma. L’ultimo, in ordine di tempo, a criticare l’apertura è Matteo Renzi che dice sì agli investimenti verdi, «ma che questo non si traduca in un aumento delle tasse».


Cos’è la “tassa sulle merendine”

L’idea era stata già lanciata dal ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti in un’intervista al Corriere della Sera a inizio settembre. Il principio pare quantomeno sano: tassare un’abitudine alimentare (Il consumo di zuccheri) che fa male alla salute, a beneficio sia dei cittadini, sia delle casse dello Stato. Procurando un danno però all’industria che le produce. Fioramonti ha poi ribadito la proposta durante il suo intervento a Porta a Porta, in cui ha lanciato anche l’idea di tassare (ulteriormente) i voli aerei. Secondo le stime del ministro – che vorrebbe introdurre queste tasse per trovare coperture per la scuola da inserire nella prossima legge del Bilancio – la “tassa sulle merendine” «permetterebbe di recuperare 2 miliardi da destinare a ricerca e formazione».

Mentre quella sui biglietti aerei – secondo una stima del Corriere che cita dati e proiezioni dell’Ente nazionale per l’aviazione civile – porterebbe nelle casse statali almeno 137,2 milioni di euro nel 2020. La proposta del ministro infatti è di imporre una nuova tassa da 1 euro per i voli interni e di 1,5 euro per i voli internazionali. L’intenzione è tassare i voli in quanto il trasporto aereo è quello a maggior impatto ambientale.

La tassa sugli zuccheri all’estero

Ma l’Italia sarebbe il primo Paese ad introdurre una tassa simile? In realtà la lotta contro gli zuccheri ha appassionato altri Stati negli ultimi anni, a partire dagli Usa di Barack Obama che – ispirato dalla moglie Michelle – intervenne per regolamentare l’alimentazione nelle scuole. In Francia la tassa sulle bevande con o senza zucchero (0,234 euro al litro per bevande con il 15% di zuccheri) è stata introdotta nel 2012. In Danimarca ha avuto vita breve: introdotta nel 2011 è stata eliminata tre anni dopo. La Gran Bretagna tassa fino a 24 pence al litro per le bibite con più di 8 grammi di zucchero in ogni 100 millilitri. L’Ungheria di Viktor Orban invece tassa dal 5 al 20% i cibi ad alto contenuto di zucchero. Una tassa che quindi sarebbe compatibile – non solo in teoria ma anche in pratica – con le politiche sovraniste.

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