Lesbo, incendio a Moria, Msf: «Queste morti non sono un incidente ma la conseguenza di politiche brutali» – Le immagini

Le fiamme non avrebbero avuto origine dolosa ma sarebbero partite dal corto circuito di un cavo. Nel campo, che potrebbe ospitare 3mila persone, vivono in 13mila

L’incendio di ieri nel campo per migranti e rifugiati di Moria sull’isola di Lebos, in Grecia, costato la vita nei successivi scontri a due persone, una mamma e un bambino, non avrebbe origine dolosa, come inizialmente riferito: secondo i pompieri che hanno analizzato il sito – citati dal sito Cnn.gr – non ci sono indicazioni di un innesco volontario del fuoco, e le fiamme sono probabilmente partite dal corto circuito di un cavo sul tetto di un container, usato come abitazione nel campo.


Le autorità avevano sostenuto ieri che un gruppo di migranti aveva appiccato il fuoco – in due punti, uno interno al campo, uno esterno – per protestare contro le condizioni di vita drammatiche nella struttura, costruita per 3mila persone, ma dove ne vivono 13mila. Tuttavia, scrive oggi Ansa, le stesse autorità attendono l’esito di tutte le perizie, prima di trarre le conclusioni finali.


Foto Msf

La polizia sta intanto indagando sui migranti che hanno iniziato a lanciare pietre contro i pompieri e la polizia, rallentando i soccorsi. Potrebbero presto scattare incriminazioni.

La denuncia di Msf

La clinica pediatrica di Medici Senza Frontiere all’esterno del campo di Moria, sull’isola di Lesbo, «continua anche oggi ad assistere uomini, donne e bambini colpiti dall’incendio che ieri nel campo è costato la vita a una mamma e un bambino e dagli scontri che ne sono conseguiti», si legge oggi in una nota della ong. «Abbiamo ricevuto 21 pazienti, di cui 8 codici gialli, oltre a diversi bambini e adolescenti ai quali stiamo offrendo supporto psicologico».

Foto Msf

«Siamo sconvolti dall’incendio scoppiato ieri nel campo di Moria», dice Marco Sandrone, Capo Progetto di Msf a Lesbo. «Le nostre équipe mediche hanno assistito fino a tarda notte le vittime degli scontri esplosi tra polizia e migranti subito dopo l’incendio. In totale abbiamo ricevuto 21 pazienti, 8 di loro siamo riusciti a stabilizzarli nella nostra clinica per poi trasferirli all’ospedale pubblico di Mitilene».

Questa mattina «il nostro team di psicologi è in azione per assistere le persone che ieri hanno vissuto ore di paura, in particolar modo i bambini che oggi rappresentano circa il 40 percento del totale della popolazione, con circa 1000 minori non accompagnati». Per Sandrone «questa terribile tragedia è il risultato diretto di politiche brutali che intrappolano 13mila persone in un campo fatto per 3mila. Il numero di persone cresce di giorno in giorno, mentre i trasferimenti sulla parte continentale della Grecia sono limitati ed inadeguati».

Foto Msf

Medici e psicologi della ong «vedono ogni giorno pazienti che dovrebbero essere evacuati urgentemente, per essere accolti in strutture mediche attrezzate. E invece sono costretti a sopravvivere in condizioni impietose nel campo di Moria, in una lotta quotidiana per la sopravvivenza, dove le loro condizioni mediche e psicologiche si deteriorano inevitabilmente giorno dopo giorno». Nel campo ci sono ad oggi quasi mille minori non accompagnati «che vivono in questa estenuante attesa di conoscere il proprio destino».

«È chiaro come la responsabilità di questa situazione sia di natura politica», conclude il capo progetto di Msf. «Chiediamo l’evacuazione immediata per i più vulnerabili affinché siano trasferiti in strutture adeguate dove possono accedere alle cure mediche di cui hanno bisogno».

In copertina foto Msf

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