Tim Cook a Firenze: «Per chi ama la democrazia, separare il falso dal vero è alla base della libertà»

Il Ceo della Apple, ospite dall’Osservatorio permanente Giovani-Editori, ha toccato diversi temi come l’immigrazione, la sicurezza, la privacy e la digital literacy

«Internet ha comportato tante cose positive, ma le fake news sono una negatività. Tutti noi, amanti della democrazia e che crediamo nella libertà, dobbiamo pensare che separare il falso dal vero sia la base della libertà». 


A dirlo è Tim Cook, Ceo di Apple e ospite a Firenze a margine dell’appuntamento dall’Osservatorio permanente Giovani-Editori, che ha celebrato la ventesima edizione del progetto Il Quotidiano in Classe, rivolto ai giovani studenti delle scuole superiori. 


Il numero uno di Cupertino è infatti intervenuto al ventennale dell’Osservatorio dopo aver avviato una partnership per sviluppare il pensiero critico in ambito digitale nelle nuove generazioni, riducendo sul lungo periodo i danni derivanti dalla fruizione delle fake news. 

«Mi è parso chiaro che la gente faccia fatica a distinguere la verità dalle bugie e che sia importante implementare lo sviluppo del pensiero critico. Per questo – continua Cook – abbiamo pensato che sia importante aiutare gli studenti a separare la verità dalle bugie e ci è sembrato che l’Osservatorio svolgesse bene questo ruolo. Per noi è stato un piacere attivare questa partnership». 

Cook: «L’istruzione e l’integrazione sono il trampolino per le pari opportunità»

E mentre in Italia si è tornato a parlare dello ius culturae, il Ceo di Apple ha ribadito che, per l’azienda di Cupertino, «l’istruzione rappresenta un fondamentale trampolino per far sì che tutti possano avere pari opportunità».

«Siamo sostenitori dei diritti umani – prosegue Cook – e non lo facciamo perché è previsto da normative, ma perché è un imperativo morale», specificando come Apple abbia attivato dei «programmi per la protezione degli immigrati».

«Siamo fautori dell’immigrazione perché i Paesi benestanti devono accettare migranti che fuggono da situazioni difficili», prosegue Cook. «Vorrei che giovani e bimbi, i cosiddetti “Dreamers”, rimanessero negli Stati Uniti per studiare: l’istruzione porta integrazione e uguaglianza», ribadisce il Ceo di Apple. E sulla sostenibilità ambientale dei processi produttivi di Apple Cook assicura: «Utilizziamo energie rinnovabili al 100%».

Cook e le preoccupazioni sulla “società della sorveglianza”

Cook ha espresso forti preoccupazioni nei confronti dei governi e delle società che sorvegliano i cittadini e non ne rispettano la privacy, «perché questo induce a cambiare i comportamenti». 

«Credo – spiega il Ceo di Apple – che se ciascuno di noi iniziasse a pensare che tutto quello che facciamo sia sorvegliato e che tutte le ricerche e quello che pensiamo siano note, col tempo cambieremmo il nostro comportamento, esplorando di meno il mondo e il Web».

«Magari non vogliamo che qualcuno sappia che noi stiamo pensando o facendo una determinata cosa – continua Cook – anche se non c’è nulla di sbagliato nel nostro comportamento. Magari è qualcosa che ci imbarazza un pochino e che vogliamo tenerci per noi».

«Ma man mano che questo succede la nostra libertà viene ridotta. È come se fossimo messi in carcere: facciamo di meno, pensiamo di meno, esploriamo di meno, studiamo di meno», ha sottolineato il Ceo di Apple.

Cook e il consiglio ai giovani: «Facciamo prodotti per avvicinarvi, non per isolarvi»

L’intervento di Cook si è chiuso infine con un appello ai giovani presenti in sala, ribadendo come l’azienda statunitense produca prodotti che «devono avvicinarvi a chi è lontano, non allontanarvi da chi è vicino». 

«Se passate più tempo a guardare i vostri smartphone invece degli occhi della gente, sbagliate. Facciamo prodotti per aiutarvi e non per sprecare tempo», ha chiosato infine il Ceo di Apple. 

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