Russiagate, l’indagine di Barr diventa inchiesta giudiziaria. Dagli Usa gelo su Conte: «Dall’Italia nuove prove»

I due incontri ad agosto e settembre tra il ministro della Giustizia Usa e i vertici dei Servizi italiani avrebbero fornito dettagli utili per allargare l’indagine. Ma il premier aveva negato un passaggio di «informazioni riservate»

L’indagine del ministro della Giustizia Usa William Barr sulle origini del Russiagate– l’inchiesta di Robert Mueller che ha svelato l’interferenza russa nelle elezioni presidenziali Usa del 2016 – è diventata un’inchiesta giudiziaria, come riferiscono i media americani. Aumentano quindi i poteri sia di Barr sia del procuratore John Durham, che potrà ora emettere ordini di comparizione, rinviare a giudizio e convocare un gran giurì. 


La pubblicazione del rapporto di Michael Horowitz, ispettore del dipartimento di giustizia Usa, sui presunti abusi commessi dall’Fbi nei confronti del team che ha seguito la campagna elettorale di Trump, dovrebbe fornire un chiarimento sul perché l’inchiesta sia diventata giudiziaria.


Lo sviluppo sarebbe legato alle recenti informazioni raccolte da Barr proprio nei due incontri avuti in Italia con i vertici dei Servizi segreti, sui quali il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha riferito al Copasir. Il premier anche in conferenza stampa ha garantito: «Non abbiamo fornito alcuna informazione riservata».

Ma secondo Fox news, l’indagine di Durham «si è allargata sulla base di nuove prove scoperte durante il suo recente viaggio a Roma con il ministro della Giustizia Barr». Sempre secondo il media americano, Durham avrebbe intenzione di interrogare il Direttore del National Intelligence James Clapper e l’ex direttore della CIA John Brennan, per approfondire il ruolo giocato dall’intelligence americana.

George Papadopoulos, ex collaboratore di Donald Trump, accusato nell’inchiesta di Robert Mueller sul Russiagate di aver agito come punto di contatto con la Russia, ha esultato su Twitter, ribadendo la tesi di essere stato incastrato da tre persone – Stefan Harper, Joseph Mifsud, Alexander Downer – con legami ai servizi segreti statunitensi e europei.

Papadopoulos ha accusato Matteo Renzi di aver agito per conto di Barack Obama per sabotare la candidatura di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, facilitando il suo incontro con Mifsud tramite l’ex ministro Vincenzo Scotti. Papadopoulos è stato condannato per aver mentito agli inquirenti sui contatti avuti con uomini vicino al Cremlino quando lavorava come consulente per la campagna elettorale di Trump.

La lettera di giugno a Conte

Negli stralci della richiesta inviata da Barr a palazzo Chigi, riportata dal Corriere della Sera, il ministro americano spiega lo scopo della sua missione: «Verificare il ruolo svolto dal personale Usa in servizio in Italia, senza voler mettere in discussione l’operato delle autorità italiane e l’eccellente collaborazione».

Un passaggio che conferma quanto detto da Conte a proposito della tempistica – la lettera è del 17 giugno, ben prima della crisi di governo – e sulle iniziali intenzioni degli inquirenti americani. Ma secondo Fox news, sulla base delle informazioni ottenute nei due incontri romani con il capo del Dis Gennaro Vecchione, l’indagine è passata a scavare sulle origini dell’indagine dell’Fbi nel 2016 in merito a possibili collusioni con la Russia.

Sarà il rapporto di Barr a chiarire ulteriormente quante e quali informazioni sono state raccolte dalle due visite romane. Nel mirino, aggiunge il Corriere con Fiorenza Sarzanini, ci sarebbe un agente Fbi in servizio a Roma nel 2016. Barr avrebbe chiesto ai vertici dei Servizi italiani di conoscere i contatti dell’agente con l’intelligence italiana e con il prof. Joseph Mifsud, che per primo riferì allo staff di Donald Trump l’esistenza di email compromettenti su Hillary Clinton, avversaria di Trump alle presidenziali, nelle mani dei russi. L’Fbi indagò all’epoca sui possibili rapporti tra Trump e Mosca in campagna elettorale, per questo il sospetto di Barr è che Mifsud possa aver fatto da “talpa” per i gli agenti federali con l’obiettivo di colpire proprio Trump.

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