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Sinodo: apertura ai preti sposati, stallo per il diaconato femminile

27 Ottobre 2019 - 00:01 Redazione
Nel testo entrano a far parte per la prima volta anche i peccati «ecologici», definiti come «un'azione o un'omissione contro Dio, contro il prossimo, la comunità e l'ambiente»

Quella che si chiama banalmente la questione dei «preti sposati» è l’«ordinazione sacerdotale di diaconi sposati», e sembra che la Chiesa potrebbe fare un passo in avanti in questa direzione. È quanto emerge dal documento finale del Sinodo per la regione Panamazzonica, votato il 25 ottobre, il primo documento in cui la questione di cui si parla da tempo viene presentata formalmente.

La proposta è quella di «ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti dalla comunità, che abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato, potendo avere una famiglia legittimamente costituita e stabile, per sostenere la vita della comunità cristiana attraverso la parola e la celebrazione dei sacramenti nelle zone più remote della regione amazzonica».

Per ora la zona interessata sarebbe solo l’Amazzonia, dove le comunità ecclesiali «hanno enormi difficoltà di accesso all’eucarestia» a causa di una penuria di sacerdoti.

«A volte ci vogliono non solo mesi, ma anche diversi anni prima che un sacerdote possa tornare in una comunità per celebrare l’eucarestia, offrire il sacramento della riconciliazione o ungere i malati nella comunità», scrivono i religiosi brasiliani.

Ma non si esclude che l’apertura possa considerare nel futuro anche altri Paesi. «A questo proposito, alcuni si sono espressi a favore di un approccio universale all’argomento», si legge nel documento.

Se è vero che la svolta sarebbe rivoluzionaria, è necessario precisare che l’obbligatorietà del celibato vale solo nella Chiesa latina: nelle Chiesa cattoliche orientali «si fa l’opzione celibataria o di sposo prima del diaconato», come ha ricordato il Papa.

I religiosi hanno anche esortato a progredire sulla questione del diaconato femminile, sebbene con più cautela. Nel documento finale si legge che il Sinodo attende la parola della Commissione di studio, organo creato da Bergoglio nel 2016. Anche questa pratica, come ricorda sempre Francesco, «già esisteva nella Chiesa primitiva».

La questione dei diaconi spostati ha ottenuto 128 placet e 41 non placet dell’assemblea di religiosi mentre l’articolo in cui si fa riferimento al diaconato femminile ha ottenuto 137 placet e 30 non placet.

I due articoli sono quelli che hanno avuto più voti contrari sui 120 votati. La parola finale spetta a Papa Francesco che si è augurato di scrivere l’Esortazione post-sinodale «prima della fine dell’anno».

I peccati “ecologici”

Nel testo entrano a far parte per la prima volta anche i peccati “ecologici”, definiti come «un’azione o un’omissione contro Dio, contro il prossimo, la comunità e l’ambiente». Si propone anche di «creare ministeri speciali per la cura della “casa comune” e la promozione dell’ecologia integrale a livello parrocchiale e in ogni giurisdizione ecclesiastica, che abbiano tra le loro funzioni la cura del territorio e delle acque, nonché la promozione dell’enciclica Laudato sii».

I religiosi propongono anche «la creazione di un fondo mondiale per coprire parte dei bilanci delle comunità presenti in Amazzonia che promuovono il loro sviluppo integrale e sostenibile e, quindi, anche per proteggerle dal desiderio predatorio di aziende nazionali e multinazionali di estrarre le loro risorse naturali». Questo sarebbe per il Sinodo un «modo per riparare il debito ecologico che i paesi hanno con l’Amazzonia».

Altra questione controversa è stata il «rito amazzonico», una proposta per i popoli indigeni volta a istituire un organo che studi e dialoghi, «secondo gli usi e i costumi dei popoli ancestrali, l’elaborazione di un rito amazzonico che esprima il patrimonio liturgico, teologico, disciplinare e spirituale dell’Amazzonia».

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